All’esito di una rigorosa ispezione della Banca d’Italia, conclusasi pochi mesi fa sarebbero emerse una serie di criticità nella situazione patrimoniale della Banca di credito cooperativo di Canosa e Loconia, capace di incidere negativamente sul valore delle azioni detenute da circa 2.200 soci.
La Banca d’Italia ha contestato ai precedenti vertici della Banca alcune condotte, a suo dire, in violazione degli obblighi previsti dal Testo Unico Bancario.
Sulla scorta di tale autorevole valutazione eseguita dall’Organo ispettivo, Confconsumatori annuncia una serie di azioni a tutela degli azionisti che rischiano di veder depauperato il valore delle azioni detenute.
«L’impegno della nostra associazione – spiega l’avv. Antonio Pinto, Presidente di Confconsumatori Puglia – è quello di aiutare i piccoli risparmiatori ad analizzare la propria posizione specifica e a valutare, con i nostri esperti, le possibilità di risarcimento. L’obiettivo è di tentare di recuperare almeno parte del risparmio investito nella banca Per arrivare al risarcimento del danno che si misura con la perdita di valore del titolo, dall’epoca dell’acquisto, sino ad oggi.”
Secondo i Prof.ri Daniela Caterino e Eustachio Cardinale (esperti di prodotti finanziari che collaborano in questa vicenda con Confconsumatori), per gli azionisti della Banca, al fine di ottenere il rimborso e/o il risarcimento dei danni ci sono tre strade percorribili, rivolgendosi al Giudice: 1) In primo luogo, occorre cercare di provare che la perdita del valore delle azioni, dal momento dell’acquisto sino ad oggi, è dovuta alle condotte illegittime ed alle negligenze di una serie di soggetti che hanno commesso i fatti o che non hanno impedito che questi accadessero, omettendo i controlli previsti dalla legge. In questo modo sarà possibile chiedere il risarcimento del danno subito (ossia la perdita del valore delle azioni). 2) in via alternativa, bisognerà provare che i titoli azionari sono stati acquistati sulla base di informazioni errate date al mercato dei piccoli risparmiatori (ad es. sarà necessario cercare di provare la eventuale sussistenza di bilanci non veritieri e/o false comunicazioni sociali); in tal caso sarà possibile chiedere l’invalidità dei contratti di acquisto e la Banca sarà obbligata così a restituire il valore pari alla sorte capitale investita. 3) In ogni caso, poi, se la Banca non ha fatto firmare il contratto quadro o ci sono altri vizi formali nell’acquisto dei titoli, in violazione degli obblighi informativi previsti e sanzionati dal T.U.F., l’azionista potrà richiedere la nullità del contratto di acquisto delle azioni e la restituzione delle somme investite.
Secondo la Consob, Ente che controlla la regolarità delle condotte dei soggetti che vendono prodotti finanziari quotati in borsa, Poste italiane ha violato le norme che regolano i conflitti di interesse e quelle relative alla materia della valutazione di adeguatezza degli investimenti. Per questo la Consob ha emesso nei confronti di Poste una multa di 60mila euro. In particolare la Consob ha rilevato che Poste Italiane, tra il 2011 e maggio 2014, “ha compiuto scelte strategiche tali da orientare, in assenza di adeguata valorizzazione degli effettivi bisogni della clientela, la propria attività di commercializzazione su specifici prodotti o categorie di prodotti (prevalentemente caratterizzati da elevate commissioni up-front)”.
“In particolare, sottolinea la Commissione, dagli accertamenti ispettivi è emerso il ricorso a disinvestimenti anticipati della clientela, anche di carattere massivo per il tramite di OPA buyback, strumentali alla utilizzazione delle risorse da essi rivenienti per l’acquisto di altri prodotti ‘a budget’ in collocamento, determinando così un ‘effetto sostituzione’ degli strumenti finanziari collocati presso gli investitori (switch), senza che si tenesse conto delle esigenze degli investitori”.
“A fronte di ciò, Poste Italiane ha omesso di gestire tale acuita situazione di conflitto di interessi non evitando che la stessa incidesse negativamente sugli interessi dei clienti e di fatto consentendo il realizzarsi, sul piano operativo dei rapporti con la clientela, di comportamenti non conformi al dovere di agire con diligenza, correttezza e trasparenza”, si legge nella delibera riportata dal Bollettino Consob.
Le carenze riscontrate riguardano inoltre la profilatura della clientela, la ricostruibilità dei comportamenti e la mancata valutazione di adeguatezza sui disinvestimenti.
Le ordinanze emesse dal Tribunale di Milano e Cuneo, l’8 e il 10 agosto scorso, per l'applicazione di interessi anatocistici, vietati dal 1° gennaio 2014 nei contratti di conto corrente con i consumatori. Le banche dovranno pubblicare il dispositivo del provvedimento sulle home page dei propri siti Internet e dovranno comunicarlo a tutti i consumatori nelle stesse modalità con le quali vengono inviati gli estratti di conto corrente. Il principio giuridico affermato è che, in caso di scoperti di conto e aperture di credito, le banche non potevano più applicare interessi anatocistici nei conti correnti dei consumatori (a far capo dal 01.01.2014).
Confconsumatori invita tutti i correntisti intenzionati a ottenere la restituzione degli interessi anatocistici eventualmente applicati.
“Pochi giorni fa, anche il Comitato Interministeriale del Credito e del Risparmio (CICR), ha pubblicato il testo di una Delibera che dia attuazione all’art.120 del TUB, e che conferma il divieto di anatocismo e l’interpretazione della norma seguita dai Tribunali di Milano e Cuneo – afferma l’avv. Dario Barnaba, legale di Confconsumatori - Pertanto, sia le sentenze che la decisione del CICR tolgono ogni alibi alle banche, che devono restituire quanto incassato a titolo di illegittimo anatocismo”.
Per informazioni: confconsumatoripuglia@yahoo.it
eggio Emilia, 26 agosto 2015 – Lo sportello di Confconsumatori di Reggio Emilia ha ricevuto nei mesi scorsi diversi associati che chiedevano assistenza contro azioni di recupero crediti da Equitalia. L’associazione invita chi riceve una cartella esattoriale a prestare molta attenzione e a consultare un esperto prima di pagare. Due recenti vittorie ottenute dalla sede, infatti, dimostranoche in alcuni casi i crediti pretesi sono ormai prescritti o comunque non più esigibili. Alla fine di maggio, infatti, i legali di Confconsumatori, Lorenzo Zappaterra e Sergio Di Chiara, hanno ottenuto importanti vittorie davanti alla Commissione Tributaria Provinciale di Ferrara e al Tribunale di Reggio.
FERRARA, DIFESO UN CONTRIBUENTE – Equitalia, con un giudizio brevissimo di soli 4 mesi, è stata condannata a pagare le spese processuali per aver attivato una cartella esattoriale di38.495,95 euro a carico di un consumatore di Ferrara, per omesso o carente versamento dell’Irpef e Irap per l’anno di imposta 2007 (dichiarazione del 2008). Il giudice ha affermato nella sentenza l'illegittimità di chiedere il versamento di somme relative alla dichiarazione dei redditi oltre «il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione, con riferimento alle dichiarazioni a decorrere dal primo gennaio 2004». La cartella, annullata dalla sentenza, era stata notificata in ritardo nel febbraio 2014. Il Giudice della Commissione Tributaria di Ferrara ha, inoltre, confermato la competenza della Commissione e non del Giudice Ordinario in caso di pretese tributarie avanzate dal fisco e contestate dal contribuente. Un aspetto curioso, evidenziato dai legali, è che dopo la sentenza Equitalia, di fronte alla condanna a pagare 1.000 euro di spese processuali, ha autopignorato la propria sede di Ferrara.
Scarica la sentenza della Commissione Tributaria di Ferrara.
REGGIO EMILIA, MULTE PRESCRITTE – Un cittadino reggiano aveva ricevuto da Equitalia una serie di cartelle esattoriali su contravvenzioni del codice della strada per oltre 8 mila euro e gli era stato addirittura notificato un preavviso di fermo amministrativo dell'autovettura. Il Tribunale ha risolto una diatriba giurisprudenziale disponendo che ad essere competente era, appunto, il Giudice Ordinario e non i vari Giudici di Pace per ogni singolo Comune in cui si era verificata la contravvenzione. Le due ordinanze del Tribunale di Reggio Emilia hanno, inoltre, accertato la prescrizione di una parte delle cartelle per 3.676 euro, sospendendo le cartelle prescritte e rimandato la sentenza finale a un solo Giudice di Pace, evitando così frammentazioni del giudizio e ulteriori costi. Di particolare importanza la pronuncia del Giudice di Reggio Emilia che afferma il nuovo orientamento sulla prescrizione decennale delle cartelle esattoriali: «deve essere valorizzato il recente indirizzo giurisprudenziale, inaugurato con la sentenza della Corte di Cassazione 24 febbraio 2014, n. 4338, secondo cui, una volta divenuta definitiva la pretesa dell'ente impositore, il termine prescrizionale è quello decennale».
Scarica le due ordinanze del Tribunale di Reggio Emilia: ordinanza1, ordinanza2.
«Equitalia non vince sempre – commentano soddisfatti i legali Zappaterra e Di Chiara – molti rinunciano a tentare le vie legali, ma abbiamo dimostrato che anche le concessionarie governative sono tenute al rispetto della norma. Spesso, come nel primo caso di Ferrara, Equitalia ci prova nonostante sappia che ci sono cartelle prescritte». Della stessa opinione anche Secondo Malaguti, presidente regionale di Confconsumatori: «É un luogo comune quello che non c'è nulla da fare contro Equitalia: abbiamo sfatato questo mito. Il presidente Mattarella ha detto che non bisogna lasciare soli i cittadini davanti alle Istituzioni. Noi non lo abbiamo fatto e continueremo così».
fonte: confconsumatori.it
La prima legge proposta dalla Giunta Emiliano ed approvata è la L. Reg. Puglia n.27 del 5 agosto 2015 (tralascio la Legge Reg. n.26/2015, avente ad oggetto il rendiconto finanziario, la quale non conta perché - in sostanza - si è trattato di una semplice presa d'atto della situazione economica lasciata dalla presidenza Vendola) prevede una variazione di bilancio, essenzialmente per due fini: 1) recepire un'anticipazione di liquidità di circa 84 milioni di euro, che lo Stato, con il D.L. 19.6.2015 n. 78 ha assegnato agli enti locali per il pagamento dei debiti pregressi. Un tesoretto che dovrà esser utilizzato con un fine chiaro: pagare, almeno parzialmente, i debiti regionali certi, liquidi ed esigibili (ad eccezione di quelli sanitari e finanziari).
2) La seconda variazione di bilancio, prevista dalla Legge, consiste nel destinare ulteriori 8,5 milioni di euro (rispetto agli 8,5 milioni di euro già stanziati con L.R. 52/2014) in favore della sopravvivenza dei Consorzi di Bonifica e 5,5 milioni di euro per la sopravvivenza dell'ARIF, Agenzia Regionale per le attività Irrigue e Forestali.
I Consorzi di Bonifica sono da tempo commissariati e strapieni di debiti. Hanno ormai esaurito la loro funzione originaria e - per sopravvivere in maniera autosufficiente - avrebbero bisogno dei contributi degli agricoltori che nessuno paga e vuol pagare, attesa anche la crisi del settore. Pertanto, si trascina da anni, stancamente, la solita rissa, secondo cui, quando i Consorzi inviano le cartelle di pagamento ai proprietari delle terre, i consiglieri di opposizione gridano allo scandalo e la maggioranza è costretta ad erogare soldi pubblici nostri per garantire i flussi minimi di sopravvivenza agli enti, ed evitare che le cartelle vengano effettivamente riscosse.
L'ARIF è un agenzia regionale creata nel 2010, che ricopia il modello delle Guardie Forestali e della Protezione Civile, di cui sembra un sostanziale doppione.
Si tratta di enti che ben potrebbero essere assorbiti nell'Ente Regione, per tutelare i lavoratori oggi esistenti, i quali garantirebbero lo svolgimento delle stesse funzioni. I risparmi per la collettività sarebbero enormi, sia perchè cesserebbero centri di spesa autonomi e sia verrebbero meno molte poltrone e stipendi per cariche apicali inutili.
Orbene, è chiarissimo che questa legge é stata il frutto di una scelta quasi obbligata, approvata in via emergenziale, conseguenza diretta del passato. Tuttavia, l'aver speso 14 milioni di euro per "prorogare" l'agonia di enti ormai decotti, impone una riflessione costruttiva sul futuro (possibilmente immediato) di tali Enti. La spesa pubblica deve esser destinata in via prioritaria o a garantire gratuitamente (o quasi) servizi pubblici essenziali, oppure ad investimenti che siano leva per posti di lavoro, frutto di iniziative autosufficienti economicamente. Per non incorrere nel noto principio economico secondo cui una spesa pubblica forte ma improduttiva, produce benefici per pochi e povertà per tanti.
fonte: ilikepuglia.it
di Antonio Pinto
Il condominio è un ente di gestione privo di personalità giuridica e quindi esso non costituisce un’entità diversa dai suoi partecipanti. In considerazione di ciò ha diritto di agire per la difesa delle parti comuni, ma ciò non priva i singoli condòmini del potere di agire a tutela degli stessi interessi. I condòmini, quindi, hanno il diritto di agire in giudizio autonomamente non solo se sussiste un rischio per la loro proprietà, ma anche se detto pericolo rischi di cagionare un danno diretto alla gestione delle parti comuni del palazzo e quindi solo in via mediata diretto alle singole abitazioni. Questi i principi espressi dalla sentenza 16562 del 6 agosto 2015 della Corte di Cassazione, che ribadisce un importante principio in materia di diritto condominiale. In particolare, spiega l'avv. Annamaria Berardi di Confconsumatori, la sentenza chiarisce l’orientamento della giurisprudenza in materia di legittimazione attiva dei condomini ad agire in difesa di diritti comuni dello stabile e non solo afferenti la loro proprietà privata. Pertanto, il singolo condomino non è costretto a subire l'inerzia dell'Amministratore o della maggioranza dell'assemblea condominiale.
oniugare commercio e solidarietà: è l'idea delle assessore al Welfare, Francesca Bottalico, e allo Sviluppo economico, Carla Palone, che invitano i titolari delle attività commerciali cittadine ad aderire a "Doni sospesi", un'iniziativa di promozione di un nuovo senso di comunità con cui educare all'attenzione all'altro grazie a piccoli gesti quotidiani da parte di chi è più fortunato.
Nato da un confronto con i cittadini e con la direttora del portale Ilikepuglia Annamaria Ferretti sul modello del caffè sospeso della tradizione sociale napoletana, il progetto "Doni sospesi" prevede che negli esercizi cittadini aderenti i clienti che effettuano acquisti potranno lasciare una parte degli articoli o dei servizi pagati, appunto, in sospeso, in favore di un nuovo cliente in difficoltà.
"Si tratta di una prima sperimentazione per l'avvio della rete di social shop che vorremmo attivare sul territorio cittadino - spiega Francesca Bottalico - aperta a tutte le realtà commerciali e ampliabile nel tempo. L'idea è quella di stilare periodicamente una lista degli esercizi commerciali che aderiscono al progetto condividendola con il sistema dei servizi del welfare comunale in un'ottica di rafforzamento della rete solidale pubblico-privata e del volontariato. Un modo per valorizzare le esperienze solidali che già esistono, per invogliare altri commercianti a sposare questa causa e per rispondere all'appello di singoli cittadini e attività sensibili ai bisogni sociali. Penso ad esempio all'avvio imminente del nuovo anno scolastico, e alla possibilità che le librerie e le cartolibrerie baresi rispondano al nostro appello. "Doni sospesi" si aggiunge all'esperienza già avviata in collaborazione con l'assessorato allo sviluppo economico, grazie alla quale abbiamo offerto alle associazioni di volontariato box gratuiti presso i mercati rionali per la raccolta di frutta e verdura invenduta, una possibilità ancora aperta a chiunque ne faccia richiesta.".
"Che sia un panino, una confezione di sapone, un libro o un quaderno, il dono sospeso è una possibilità che la città di Bari intende far propria per rafforzare la sua vocazione solidale - prosegue Carla Palone -. A breve attiveremo una casella di posta elettronica istituzionale dedicata: i commercianti potranno aderire compilando un semplice modulo, ed entrare così a far parte della nascente rete dei social shop. In questi giorni siamo al lavoro per definire gli ultimi dettagli. Rivolgo dunque un appello a tutti i commercianti affinché sostengano questa iniziativa, che sono certa funzionerà e permetterà loro di cogliere anche un'opportunità commerciale: a tutti gli esercizi che aderiranno, infatti, il portale Ilikepuglia metterà a disposizione gratuitamente uno spazio pubblicitario e redazionale. Per questo, insieme all'assessora Bottalico, a nome dell'amministrazione comunale, ringrazio Annamaria Ferretti per il sostegno e la collaborazione".
In data 5 agosto u.s. la Confconsumatori di Altamura, ha protocollato presso il Comune di Altamura una lettera aperta indirizzata al Sindaco Giacinto Forte e a tutti i Consiglieri Comunali.
In tale messaggio la Confconsumatori pur consapevole delle complesse e molteplici difficoltà connesse alla gestione delle politiche operative e di sostegno attivo al welfare locale che le amministrazioni locali stanno vivendo, rivolge un appello all’intero Consiglio Comunale affinché si impegni con la massima urgenza a dare risposte concrete ad una delle tante emergenze cittadine quale risulta essere quella abitativa. La proposta che la Confconsumatori Altamura rivolge, frutto di ampia consultazione da parte della stessa con il mondo del volontariato, è quella di promuovere una campagna di informazione e di raccolta di disponibilità da parte di privati cittadini di abitazioni da affittare a canone calmierato, situate nell’ambito comunale da mettere a disposizione di famiglie sfrattate e/o in circostanze di precarietà e disagio.
Tante sono le situazioni di chi vive una condizione di emergenza che richiedono un’attenzione particolare non solo a livello economico, ma anche umano. Questa campagna, coordinata dall’Assessorato ai Servizi Sociali, a parere della Confconsumatori, dovrà essere accompagnata da una serie di incentivi e sgravi fiscali, a livello di tassazione locale, che incoraggi l’adesione ad un progetto di solidarietà e civiltà.
Si auspica altresì a breve un incontro col Sindaco e con la sua giunta per meglio chiarire gli aspetti organizzativi ed operativi che tale proposta comporta e che consenta di tracciare un percorso duraturo di concreta e fattiva collaborazione.
Il Presidente Confconsumatori – Altamura
Michele Micunco
COMUNICATO STAMPA DEL 07.08.2015
SPAZIO LAVORO: NUOVA INIZIATIVA DELLA CONFCONSUMATORI A SOSTEGNO DEL LAVORO
Dopo i “100 WORKS” dello scorso anno, la CONFCONSUMATORI DI ALTAMURA continua a sostenere il lavoro e l’occupazione giovanile con il progetto “SPAZIO LAVORO”. È una nuova iniziativa che dà la possibilità di usufruire di uno spazio, un ufficio da utilizzare a tempo determinato e solo nei momenti in cui effettivamente se ne ha bisogno, per ricevere clienti, per incontri o riunioni.
L’idea nasce dalla semplice constatazione che ci sono tanti giovani, professionisti o neolaureati, che vorrebbero avviare una propria attività o aprire uno studio professionale, ma non sono in grado di gestire un proprio spazio autonomo ed indipendente per tutti i costi di gestione (affitto, bollette per luce e telefono, pulizie e balzelli vari) che questo comporta. Troppe sono le attività e i nuovi progetti che non decollano e tanti i giovani che si vedono costretti a rinunciare ad un’idea progettuale che potrebbe fornire loro molte soddisfazioni e nuove opportunità di crescita spaventati dalle spese che l’apertura di un ufficio comporterebbe. Si pensi anche alle tante aziende che hanno la sede fuori di Altamura che sarebbero interessate ad avere un punto d’appoggio o anche solo un recapito in città senza però addossarsi spese e costi inutili.
E così l’idea semplice della CONFCONSUMATORI DI ALTAMURA, da sempre vicina ai cittadini, è quella di mettere a disposizione di chi ne avesse la necessità, anche solo una cassetta postale o un recapito telefonico, fino ad arrivare ad un ufficio completo di scrivania con telefono, rete wi-fi, fax e stampante senza doversi occupare di nient’altro. È un modo concreto per promuovere e facilitare le nuove attività, combattere la crisi e contribuire alla ricrescita ma anche andare incontro a quelle attività ed imprese che si trovano in difficoltà per le troppe spese.
Per ulteriori informazioni si prega di contattare gli uffici della Confconsumatori di Altamura in Via Giandonato Griffi 14 o chiamare il numero 360995401.
CONFCONSUMATORI DI ALTAMURA
Dopo che la Corte di Cassazione, con sentenza n. 4558 del 22 marzo 2012, aveva statuito che nulla, assolutamente nulla può essere chiesto ai malati di Alzheimer e ai loro parenti per il ricovero in RSA o in cliniche private convenzionare, oggi anche la giurisprudenza di merito ha iniziato ad uniformarsi al dettato della Suprema Corte. Confconsumatori, che da tempo si occupa del tema e che ha in corso cause analoghe in diverse città d’Italia, ha accolto con entusiasmo la notizia.
Il primo ad essersi pronunciato in materia, proprio in queste settimane, è stato il Tribunale di Milano con sentenza dello scorso luglio n. 7020/15. Il caso è quello del fratello di una malata di Alzheimer, che aveva proposto opposizione avverso una cartella esattoriale di 118.245,12€ emessa da Equitalia Nord S.p.a., la quale pretendeva dall’uomo, in qualità di unico erede della malata, il credito vantato dal Comune di Milano nei confronti della sorella, deceduta, in condizioni di non autosufficienza perché affetta da Alzheimer. Tale credito derivava dal pagamento, effettuato dall’ente territoriale, della retta di ricovero presso la RSA Istituto Geriatrico.
Il giudice ha, come detto, seguito la pronuncia della Cassazione, affermando che: «Le ragioni del ricovero sono da ravvisare nella grave patologia diagnosticata e dalla necessità per la signora di prestazioni di natura sanitaria, rispetto alle quali quelle di natura socio-assistenziale hanno assunto un carattere marginale e accessorio. […] La Corte – si legge nella sentenza – ha concluso che in presenza di una stretta correlazione fra prestazioni sanitarie e assistenziali con prevalenza degli aspetti di natura sanitaria (come nella fattispecie in esame) si determina la totale competenza del Servizio sanitario nazionale, con conseguente non recuperabilità mediante azione di rivalsa nei confronti dei parenti delle prestazioni erogate dal Comune».
L’avvocato Dario Barnaba, legale di Confconsumatori, ha accolto con entusiasmo la notizia della prima sentenza favorevole al consumatore in tema di Alzheimer: «Era ora che anche i Tribunali dicessero la loro e si uniformassero alla Corte di Cassazione. Le Regioni e i Comuni continuano a comportarsi come se quella sentenza non vi fosse mai stata, chiedendo rette di ricovero a malati e parenti».
Oltre alle battaglie in Tribunale, Confconsumatori ha scritto nei mesi scorsi a tutte le Regioni chiedendo di conoscere se la normativa regionale si è adeguata alla sentenza della Cassazione del 2012. Mara Colla, presidente di Confconsumatori, segnala che gli uffici dell’associazione su tutto il territorio nazionale sono a disposizione dei consumatori per chiarimenti in materia.
Confconsumatori incassa due importanti vittorie, a Milano e a Catania, in materia di ritardo del volo, che oggi, con i disservizi dell’aeroporto di Fiumicino, risultano ancora più attuali. A Catania una famiglia diretta a Disneyland ha avuto 880 euro di risarcimento la vacanza rovinata e il duplice smarrimento del passeggino. A Milano una famiglia che aveva perso un giorno di vacanza alle Mauritius per un ritardo ha avuto 800 euro di risarcimento.
Le due sentenze per esteso sono sul sito di Confconsumatori.
CATANIA – Il Giudice di Pace di Giarre ha condannato una Compagnia aerea al risarcimento dei danni nei confronti di una famiglia, che si recava in vacanza a Disneyland a Parigi, che è arrivata a destinazione in ritardo ed a cui era stato smarrito il passeggino della figlia. Il passeggino, riconsegnato solo dopo due giorni, era stato smarrito una seconda volta, e definitivamente, nel volo di ritorno. Il Giudice ha riconosciuto ai passeggeri il diritto al risarcimento di 880 euro di cui 300 euro di compensazione pecuniaria per il ritardo prolungato nel viaggio di andata. Altri 450 euro, liquidati equitativamente, per danno non patrimoniale per i disagi subiti; 30 euro per l'affitto di un passeggino per due giorni a Disneyland e 100 euro per il valore del passeggino smarrito. Infine è stata rigettata l'eccezione della compagnia aerea che sosteneva la sussistenza del termine prescrizionale di sei mesi per la domanda. Infatti, la normativa non prevede nessuna prescrizione, ma solo il termine di decadenza di due anni. «Un passo in avanti importante – ha dichiarato l’avvocato Nuccia Lisi di Confconsumatori – che, oltre a riconoscere il danno per la vacanza parzialmente rovinata, fa chiarezza contro il tentativo delle compagnie di frapporre ostacoli al giusto riconoscimento dei diritti dei passeggeri con eccezioni infondate come quella sulla prescrizione».
MILANO – Un ritardo nella partenza del volo aereo aveva rovinato la vacanza alle Mauritius di una famiglia di Milano, che aveva dovuto rinunciare a un giorno di ferie. Eppure il vettore aereo, beffardamente, non aveva neppure voluto riconoscere il danno. Il Giudice di Pace di Milano, però, accolte le istanze dei soci di Confconsumatori, ha riconosciuto il diritto alla compensazione pecuniaria in quanto né il vettore aereo né il tour operator avrebbero dato idonea giustificazione del ritardo. Inoltre, il giudice ha sancito, in aggiunta, il diritto al risarcimento per il giorno di vacanza perso. «Il Giudice di Pace – commenta l’avvocato Pio Giorgio Di Leo di Confconsumatori Foggia– ha riconosciuto il diritto dei turisti-consumatori alla compensazione pecuniaria da 600 euro per il ritardo nella partenza del volo aereo che li avrebbe condotti da Malpensa alle Mauritius per l’agognata vacanza e anche il rimborso di 200 euro per il giorno di vacanza pagato e non goduto, in difetto di qualsivoglia circostanza straordinaria che potesse giustificarlo non avendo riconosciuto come tale le avverse condizioni meteorologiche invocate dalla convenuta né i dedotti ma non specificati guasti tecnici»
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