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08/04/2016 L’ANATOCISMO “RIESUMATO” E' INCOSTITUZIONALE

Il Governo ha reintrodotto l’anatocismo, vietato dal 2014, all’interno della riforma delle BCC, ma per Confconsumatori è incostituzionale:Il Governo ha reintrodotto l’anatocismo, vietato dal 2014, all’interno della riforma delle BCC, ma per Confconsumatori è incostituzionale: 

Lo scorso 6 aprile il Senato ha approvato il Decreto Legge governativo sulle banche, nel quale è stata inserita anche una norma che introduce nuovamente l’anatocismo. La norma prevede che gli interessi scaduti dopo un anno, si sommano al capitale ancora dovuto dal debitore, e quindi, a loro volta, concorrono a produrre nuovi interessi, che andranno calcolati sia sul capitale sia sugli interessi scaduti e non versati. È una norma che vale miliardi di euro all’anno per le banche ma per Confconsumatori il processo di reintroduzione è incostituzionale.

 

L’Anatocismo era vietato dal 1° gennaio 2014 ed era stato oggetto di sentenze di censura da parte della Cassazione, grazie anche alle tante cause proposte dalle Associazioni dei consumatori. Ciò nonostante è stato “riesumato” e reintrodotto all’interno di un decreto legge che aveva un altro oggetto - la riforma delle Bcc – sul quale è stata posta la fiducia, evitando così il confronto con le Associazioni dei consumatori e con le imprese.

 

Le associazioni dei consumatori nei giorni scorsi avevano già espresso congiuntamente la propria disapprovazione rispetto all’emendamento Boccadutri che reintroducendo l’anatocismo rappresenta un vero e proprio “regalo alle banche”. Oggi, a norma approvata, Confconsumatori intende contestarla non solo nei contenuti ma anche nel metodo: «La legge di conversione è incostituzionale – spiegano i legali di Confconsumatori - infatti se il tema del Decreto Legge era la riforma delle Bcc è incostituzionale inserire, nella conversione, tematiche diverse all’oggetto del D.L. che deve avere i requisiti di urgenza».

 

«Incredibili – continuano i legali - le dichiarazioni del proponente, l’on. Boccadutri, che addirittura esulta, solo perché per aver modificato semplicemente la periodicità della capitalizzazione degli interessi, da trimestrale (come era prima del 2014), ad annuale. Boccadutri omette, però, di riferire che il primo effetto della norma è proprio quello di esser tornata a legalizzare, una pratica ormai messa al bando».

confconsumatoripuglia@yahoo.it

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07/04/2016 DA CONFCONSUMATORI ALTAMURA. PRECISAZIONI SULLE NOVITÀ RELATIVE AL PAGAMENTO DEL CANONE RAI

Da quest’anno il Canone Rai ha subito delle variazioni nell’importo e nelle modalità di pagamento. Queste novità hanno apportato un po’ di confusione tra i contribuenti che vogliamo ora chiarire.
1. L’importo annuale del canone è di 100 euro.
2. Non ci sarà più il bollettino come accadeva in passato in quanto il pagamento avverrà con la fattura di fornitura di energia elettrica e l’importo annuo sarà suddiviso in dieci rate mensili (da gennaio ad ottobre). Quest’anno, a partire da luglio, si cominceranno a pagare le prime sette rate e poi di seguito le altre tre rate con le bollette successive.
3. Chiunque detiene un apparecchio atto o adattabile alla ricezione delle trasmissioni televisive è tenuto al pagamento del canone. Ciò avverrà a nome dell’intestatario del contratto di fornitura elettrica in quanto si presume che lo stesso sia in possesso di un apparecchio televisivo.
4. Il canone è dovuto una sola volta per tutti gli apparecchi e per tutte le abitazioni del nucleo familiare anagrafico.
5. Dal 1 gennaio 2016 la disdetta per suggellamento dell’apparecchio non è più prevista.
6. Con il Provvedimento del 24 marzo 2016 l’Agenzia delle Entrate ha chiarito i casi in cui non si è obbligati al pagamento del canone. Ogni caso deve però obbligatoriamente essere denunciato con una autocertificazione, di validità annuale, che espone a responsabilità penale chi dichiara il falso. Tale dichiarazione deve essere spedita improrogabilmente entro il 30 aprile se inviata con posta tradizionale o entro il 10 maggio se inviata in via telematica dai soggetti autorizzati.
Lo staff della Confconsumatori di Altamura è pronto a chiarire quali sono i diversi casi in cui il canone non è dovuto e a supportare chiunque avesse difficoltà nella compilazione della Dichiarazione.
Vi aspettiamo presso la nostra sede in Altamura, Via Giandonato Griffi 14 il martedì, mercoledì e venerdì dalle 19.00 alle 21.00

confconsumatori_altamura

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BONUS A SAPERSI-BITONTO

Incontro di Confconsumatori per conoscere gli sconti sulle bollette di energia elettrica e gas, resi operativi dall’Autorità per l’energia elettrica, il gas ed il sistema idrico, per assicurare un risparmio sulla spesa energetica alle famiglie in condizione di disagio economico e/o fisico.

Bonus a sapersi-bitonto

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03/04/2016 ESEMPIO CONCRETO DI "VOTARE" CON IL PORTAFOGLIO

Dopo aver visto un reportage giornalistico completo sulla storia di Giulio Regeni, appare opportuno che nessun italiano scelga come meta turistica l'Egitto, da Sharm El Sheik alle crociere sul Nilo. Finché il governo di quel Paese dimostrerá disprezzo per i diritti umani e per l'Italia, non meritano i nostri soldi.

 
 
 
 

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31/03/2016 CONFCONSUMATORI PARTE CIVILE CONTRO ALEMANNO

Roma, 30 marzo  2016 – Lo scorso 25 marzo, il Presidente della II° Sezione del Tribunale Penale di Roma, ha emesso un’ordinanza con la quale ha ammesso la costituzione  di parte civile della Confconsumatori Federazione Regionale Lazio nel procedimento penale pendente principalmente a carico di Giovanni Alemanno, ex Sindaco di Roma.

Le indagini svolte e la conseguente vicenda processuale è relativa al compimento di atti contrari ai doveri di del suo ufficio anche sotto il profilo della violazione dei doveri di imparzialità, più precisamente condotte illecite configuranti le fattispecie incriminatrici di cui agli artt. 318,319,321 e 360 del codice penale, qualificate come reati-fine della più ampia condotta associativa di stampo mafioso ex art. 416 bisdel codice penale operante su Roma, oltrechè quelle di finanziamento illecito a partiti o soggetti politici, altrimenti nota come “Mafia Capitale” ascritta agli altri correi per i quali si procede separatamente.

 “Con le dovute cautele per un procedimento ancora in corso – afferma l’avvocato Barbara d’Agostino – Presidente della Confconsumatori Lazio – la vicenda, nella quale, a quanto consta, sono coinvolti alti Funzionari della Pubblica Amministrazione, rappresenta, in modo  drammatico un sistema corrotto  in ambienti insospettati, che dovrebbe svolgere la  funzione con il fine specifico della tutela del servizio pubblico, nonché gestione corretta e pulita dei soldi pubblici e, nel caso odierno, la  Confconsumatori Lazio, è nuovamente confermata la legittimazione alla costituzione quale parte civile nel processo.

Particolarmente importante, quindi, è la conferma da parte del Tribunale Penale di Roma della legittimazione di Confconsumatori Federazione Regionale Lazio a rappresentare interessi diffusi in un processo penale. Gli avvocati Chiara de Bellis ed Eleonora Centonze, incaricate per la costituzione di parte civile dichiarano: “Si tratta di una  importante e fondamentale conferma del riconoscimento del ruolo di ConfConsumatori Federazione Regionale Lazio, quale associazione che agisce a tutela dell’interesse generale e comune di un’intera categoria di utenti,  posto che tra i fini istituzionali della associazione vi è precipuamente la difesa e della tutela dei cittadini, intesi come utenti e consumatori, che fruiscono quotidianamente dei servizi e dei beni pubblici erogati dall’apparato della Pubblica Amministrazione, in modo che sia assicurato e garantito il corretto esercizio della funzione amministrativa in ottemperanza ai principi inderogabili di legalità, di buon andamento, di trasparenza e di imparzialità, principi costituzionalmente sanciti che devono ispirare l’attività degli apparati burocratici statali oltreché quella degli enti pubblici territoriali ed istituzionali ”

Inoltre – continuano i legali di Confconsumatori – è una decisione che si pone in piena continuità con quanto già affermato dalla Suprema Corte di Cassazione in numerose pronunce e da ultimo con la sentenza numero 35104 emessa il 22 giugno 2013 nel cotesto della quale si è affermata solennemente  la legittimazione dell’associazione Confconsumatori a costituirsi parte civile in un procedimento penale allorquando le condotte criminose oggetto del giudizio abbiano leso gli scopi primari e le specifiche finalità dell’ente senza scopo di lucro in quanto il reato determina conseguenze dannose anche all’associazione che ha istituzionalmente assunto la tutela e la salvaguardia di un determinato diritto quale proprio obiettivo principale“.

Il Presidente della Confconsumatori Lazio

Avv. Barbara d’Agostino

 
 

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26/03/2016 MALEDETTI VOI, MERCANTI D’ACQUA!

Le decisioni prese in questi giorni, sia dal governo Renzi che dal Parlamento, sulla gestione pubblica dell’acqua, sono di una estrema gravità perché un governo democratico rifiuta quello che il popolo aveva già deciso con il Referendum del 2011.

È stato ora diffuso il Testo unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della Legge Madia n. 124/2015, che si prefigge gli obiettivi di “ridurre la gestione pubblica dei servizi ai soli casi di stretta necessità” e di “garantire la razionalizzazione delle modalità di gestione dei servizi pubblici locali in un’ottica di rafforzamento del ruolo dei soggetti privati.” In questo Testo unico c’è l’obbligo di gestione dei servizi pubblici locali attraverso società per azioni, nonché l’obbligo, ove la società per azioni sia a totale capitale pubblico, di rendere conto delle ragioni del mancato ricorso del mercato ed infine di presentare un piano economico-finanziario sottoscritto da un Istituto di credito. Un segnale più chiaro del totale disprezzo della volontà popolare espressa nel Referendum non ci potrebbe essere.

A questo si aggiunge il “blitz” di pochi giorni fa, fatto da Renzi-Madia in Commissione Ambiente della Camera, dov’era in discussione la Legge d’iniziativa Popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua, che aveva ricevuto nel 2007 oltre 400mila firme, che è stata ripresentata in questa legislatura da un inter-gruppo parlamentare (M5S, Sel e alcuni PD) . Il “blitz” Renzi- Madia è avvenuto il 15 marzo, quando in Commissione Ambiente è stato approvato un emendamento che abroga l’articolo 6 del progetto di legge che definiva il servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e ne disponeva l’affidamento esclusivo a enti di diritto pubblico, vietando l’acquisizione di quote azionarie. Tutto questo è stato cancellato per volontà del governo Renzi e del PD. Un atto parlamentare, questo, che costituisce il tradimento totale della volontà popolare espressa nel Referendum del 2011. I deputati M5S e Sinistra Italiana hanno abbandonato i lavori della Commissione, lasciando che fosse approvato dalla sola maggioranza con l’accordo del governo. Il PD si difende dicendo che l’acqua resta pubblica, ma che può essere gestita dai privati! Infatti il nodo centrale è proprio la gestione, perché questo Testo unico e le nuove norme sui servizi locali rendono eccezionale una gestione pubblica e reintroducono “l’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”, cancellata dal referendum del 2011. E pensare che Renzi nel 2011, allora sindaco di Firenze, aveva proclamato il suo Sì per l’acqua pubblica!

Quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi è di una gravità estrema.

Per questo mi appello ai 26 milioni di italiani/e perché si informino e si mobilitino(sit-in, sensibilizzazione nelle proprie realtà locali) contro la stravittoria del neoliberismo, del mercato, dei profitti e si ribellino scendendo in piazza.

Mi appello ai vescovi italiani perché si esprimano sulla questione acqua che già il papa nell’enciclica Laudato si’ ha definito “diritto umano essenziale, fondamentale e universale” anzi, “come diritto alla vita”.

Mi appello ai preti, perché sensibilizzino i loro fedeli nelle omelie domenicali.

Mi appello alle comunità cristiane, dopo una così forte dichiarazione del papa sull’acqua, perché ritornino a impegnarsi e a ricongiungersi con il grande Forum Italiano dei Movimenti dell’acqua pubblica che ha portato nel 2011 alla vittoria referendaria. Dobbiamo ora ottenerne un’altra! Si tratta di vita o di morte per noi e per gli impoveriti. Infatti sia per noi, ma soprattutto per gli impoveriti, è l’acqua (la Madre di tutta la vita) il bene più prezioso, che sarà sempre più scarso per il surriscaldamento del Pianeta. Se permetteremo alle multinazionali di mettere le mani sull’acqua, avremo milioni di morti di sete. La gestione dell’acqua deve essere pubblica, fuori dal mercato e senza profitto, come sta avvenendo a Napoli, unica grande città italiana ad aver obbedito al Referendum.

Diamoci tutti/e da fare perché il nostro governo obbedisca a quanto ha deciso il Popolo italiano nel 2011.

Napoli, 19 marzo 2016

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21/03/2016 CASSAZIONE: IN CASO DI OFFESE SU FACEBOOK, E’ DIFFAMAZIONE AGGRAVATA

Secondo la Corte di cassazione, V sezione penale, sentenza 1° marzo 2016 n. 8328: è diffamazione aggravata, paragonabile a quella a mezzo stampa, anche la diffusione di un messaggio offensivo attraverso una bacheca Facebook. La Corte di Cassazione ha confermato la linea dura nei casi di offesa sui social network, sottolineando che «la condotta di postare un commento» costituisce «la pubblicazione e la diffusione di esso, per la idoneità del mezzo utilizzato a determinare la circolazione del commento tra un gruppo di persone, comunque, apprezzabile per composizione numerica».

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15/03/2016 COSA E' IL PRESTITO VITALIZIO IPOTECARIO, IN VIGORE DAL 2 MARZO

Il prestito ipotecario può essere richiesto dai proprietari di immobili con più di 60 anni di età.
Sono esclusi gli immobili, anche se residenziali, posseduti da società commerciali e da altre persone giuridiche. Allo stesso modo sono esclusi gli immobili a destinazione diversa dal residenziale (negozi, uffici, ecc.).
L’iscrizione di ipoteca di primo grado è condizione necessaria per il prestito.
Le verifiche preliminari fatte dalla banca devono essere a costo zero e comunque,prima di sottoscrivere il contratto del prestito vitalizio ipotecario, il proprietario dell’abitazione può sempre rinunciare senza conseguenze.
La banca è tenuta ad allegare un Piano di ammortamento ed oneri trasparenti. L’istituto deve consegnare anche un prospetto informativo dal quale risulti la percentuale finanziata del valore dell’immobile e la somma erogata al netto delle imposte e delle altre spese di istruttoria
Ogni banca stabilisce le proprie condizioni del prestito, compreso il tasso di interesse.
Gli interessi che maturano sono capitalizzati, cioè è consentito l’anatocismo. Per evitare che il debito cresca troppo, chi riceve il finanziamento può scegliere di pagare gli interessi, e le altre spese, man mano che maturano, mantenendo fermo il debito nel tempo. Il contratto può essere stipulato sia a tasso fisso sia a tasso variabile.
Il credito (capitale più interessi se non rimborsati) viene recuperato in un’unica soluzione alla morte del proprietario dell’abitazione.
Il debito può essere rimborsato dagli eredi entro 12 mesi dal decesso. Altrimenti la casa viene posta all’asta e l’eventuale eccedenza va agli eredi.

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10/03/2016 CONFCONSUMATORI CASAMASSIMA RICORDA L'UTILIZZO DELLA SENTENZA CASS. N. 24536/2014.

Un utente ha ricevuto una cartella di Equitalia per euro 1.500.
Ha chiesto a Confconsumatori se vi fosse la possibilità di non pagare la cartella, atteso il suo stato di grave disagio economico.
Ebbene, abbiamo verificato che la Signora non è proprietaria di beni immobili e gode solo di una pensione sociale di 516 euro mensili.
A questo punto, abbiamo consigliato di non pagare, anche perché Equitalia non avrebbe comunque la possibilità di escutere alcunché, atteso che la somma della pensione percepita è al di sotto della soglia pignorabile, fissata dalla legge. Infatti la Cassazione 18.11.2014 n. 24536, ha chiarito definitivamente che la pensione minima è intoccabile dai creditori e non può esser pignorata.

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04/03/2016 ACQUISTI ALIMENTAZIONE AMBIENTE CASA DIRITTI NEW MEDIA SALUTE SERVIZI SOLDI VIAGGI MUTUI: CASA ANDRÀ ALLE BANCHE DOPO 18 RATE NON PAGATE

La casa potrà essere pignorata e venduta dalla banca dopo 18 rate di mutuo non pagate e non dopo 7 rate. La norma non sarà retroattiva e non si applicherà alle surroghe, e la clausola di inadempimento sarà facoltativa. La valutazione della casa dovrà essere fatta da un perito indipendente e il consumatore dovrà essere assistito da un esperto di sua fiducia. Sono le principali novità annunciate sul contestato decreto legislativo che recepirà la direttiva europea sui mutui.

Un provvedimento contro il quale si è scatenata la protesta delle associazioni dei consumatori e di parte del mondo politico. Le novità, a parziale marcia indietro, sono contenute nella bozza di parere predisposta dal Partito democratico in Commissione finanze sul decreto di recepimento della direttiva europea sui mutui. Si prevede appunto che l’inadempimento per morosità sia di 18 rate e non di sette: questo il tempo necessario perché si possa dare via libera alla vendita della casa da parte della banca senza passare dal giudice. “La casa può essere pignorata e poi venduta dalla banca dopo 18 rate del mutuo non pagate. Inoltre la valutazione deve essere effettuata da un perito nominato dal tribunale e affiancato da un esperto di fiducia del mutuatario. E’ quanto prevede il nuovo parere delle commissioni Finanze di Camera e Senato al recepimento della direttiva europea sul credito, redatto dal PD e sul quale c’è l’ok del governo”: questo quanto riferito espressamente ieri dal capogruppo democratico a Montecitorio, Ettore Rosato, nel corso di una conferenza stampa alla Camera. “La clausola di inadempimento sui 18 mesi, e non 7 come ipotizzato in precedenza, sarà facoltativa e non si applica ai contratti in essere.”

Il Pd ha precisato che in caso di inadempimento la casa può essere messa in vendita solo con uno specifico atto di disposizione dell’immobile da parte del consumatore. Viene disciplinato per legge il cosiddetto “patto marciano”, già riconosciuto dalla giurisprudenza: la banca può cioè trattenere dopo la vendita della casa solo quanto ancora dovuto ed è obbligata a restituire al consumatore l’eventuale eccedenza. Il trasferimento dell’immobile comporta l’estinzione del debito anche se il valore dell’immobile è inferiore a quello del debito residuo. La valutazione della casa deve essere fatta da un perito indipendente nominato dal tribunale, il consumatore deve essere assistito da un esperto di sua fiducia e sulla procedura vigila la Banca d’Italia.Tutto questo procedimento farà evitare la procedura giudiziaria.

Allarme rientrato? In realtà la contestazione prosegue: il Movimento 5 Stelle, che ieri ha protestato sotto il Ministero delle Finanze e una cui delegazione è stata ricevuta dal sottosegretario all’Economia e alle Finanze, Pier Paolo Baretta, chiede di ritirare l’intero decreto legislativo.

E le prime reazioni delle associazioni dei consumatori sottolineano che comunque non basta. Per l’Unione Nazionale Consumatori va infatti lasciato il filtro del giudice. “Non basta! 18 rate invece di 7 rate prima che le banche si portino via la casa non sono sufficienti, specie in un momento di disoccupazione e di crisi come questo. Quello che va lasciato è il filtro del giudice, per evitare che il consumatore sia in balia delle banche – ha dichiarato il Prof. Stefano Cherti, consulente dell’Unione Nazionale Consumatori – Apprezziamo, invece, il chiarimento che non si tratta di un generico inadempimento ma di un mancato pagamento delle rate. Un passo avanti, piccolo, però, ed insufficiente”.

L’Adoc, a sua volta, chiede al Governo di prevedere anche maggiori garanzie, crescenti in base all’anzianità del mutuo stipulato. “E’ sicuramente positivo che il numero minimo di rate insolute non sia più 7 ma 18 per giustificare il pignoramento dell’immobile da parte della banca – dichiara Roberto Tascini, presidente dell’Adoc – così come la decisione di non rendere retroattiva la norma e di confermare il divieto di patto commissorio. Siamo molto dubbiosi, invece, sull’eliminazione del filtro del giudice, una forma di garanzia terza che tutelava il consumatore. Crediamo inoltre che, per una maggiore tutela dei consumatori, debbano essere previste maggiori garanzie legate all’anzianità del mutuo: ipotizziamo che, superato almeno il 50% delle annualità previste dal contratto, scattino specifiche tutele quali il passaggio obbligatorio presso un organismo terzo, come il giudice o l’arbitro bancario-finanziario, oppure l’impossibilità di pignorare l’immobile da parte dell’Istituto, soprattutto se si tratta di prima casa. Crediamo sia più equo prevedere maggiori garanzie per chi, nel corso degli anni, ha dimostrato regolarità nei pagamenti e nel rispetto dei termini di contratto”.

Per Adiconsum ci sono anche altri problemi da affrontare. “Bene ha fatto il Governo ad aprire alle modifiche del decreto mutui – commenta Pietro Giordano, presidente nazionale dell’associazione – ma i nodi da sciogliere in vista sia della stesura del decreto legislativo di recepimento della direttiva europea che dei conseguenti decreti attuativi non riguardano solo il numero delle rate non pagate che rendono pignorabile l’immobile. Tra le questioni che il Governo dovrebbe affrontare ci sono anche i seguenti quesiti a cui la normativa deve rispondere come la decorrenza tra il mancato pagamento e la dichiarazione di pignorabilità dell’immobile, che cosa succede in caso di contenzioso in atto tra mutuatario e banca, il mantenimento della possibilità di richiedere una moratoria, tanto per citarne alcuni”. L’associazione chiede che su un tema importante quale la casa le Commissioni parlamentari preposte convochino le Associazioni dei Consumatori per prendere atto delle proposte migliorative al testo in discussione e varare un decreto equo.

A sua volta, Altroconsumo mette in evidenza una serie di luci e ombre nel provvedimento. E interviene nel dibattito con una lettera al ministro dell’Economia Padoan e alla Commissione Finanze della Camera dei Deputati. Per l’associazione, in particolare, “dovrà essere chiaro che l’accordo possa essere utilizzato solo nei casi di inadempimento indicati dal Testo Unico Bancario e che possa essere validato solo al momento della stipula e non dopo come ora è previsto. Se fatto dopo la stipula, il consumatore potrebbe essere infatti già in difficoltà nel pagamento delle rate e dunque più debole e potenzialmente ricattabile. Inoltre – aggiunge Altroconsumo – dovrà essere chiaro che il perito scelto per la valutazione sia un professionista terzo che dunque valuti l’immobile secondo standard affidabili e a prezzi di mercato”.

Decisamente di tenore diverso il commento di Rete Consumatori Italia (Assoutenti, Casa del Consumatore e Codici) per la quale le correzioni non bastano comunque a sistemare il decreto. “Si è parlato di “regalo alle banche”, ma la questione è più complessa. All’interno del sistema bancario – dice la sigla – si sta combattendo una battaglia sostanziale, quella tra la politica di tutela del piccolo risparmio e quella ispirata a una idea spregiudicata di finanza speculativa separata dai valori sociali e imprenditoriali che proteggono costituzionalmente il credito”. La Rete chiede di “riportare nelle banche la buona moneta del piccolo risparmio” e in vista del 21 marzo, data limite entro la quale la direttiva dovrà essere tradotta in decreto legislativo, chiede una profonda modifica del decreto. La sigla chiede un’audizione urgente del Governo in occasione dell’incontro del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti del prossimo 17 marzo e annuncia uno sciopero della fame da sabato 12 marzo per dieci giorni: “Non intendiamo perdere questa battaglia, la Quaresima dei consumatori andrà avanti finché il Governo non vorrà ascoltare le nostre ragioni, quelle di tutti i consumatori, e modificare profondamente il decreto”.

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