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22/02/2015 CONFCONSUMATORI SI COSTITUISCE COME PARTE OFFESA, A TUTELA DEGLI AZIONISTI DI VENETO BANCA

La Procura di Roma sta indagando alcuni ex dirigenti di Veneto Banca, che in Puglia ha incorporato Banca Apulia, con riferimento ad accuse di «ostacolo all’attività di vigilanza» della Banca d’Italia, nonché per «gravi anomalie nella gestione», che potrebbero aver danneggiato i circa ottantottomila azionisti della Banca.
L’indagine è condotta dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza e nasce dagli accertamenti ispettivi di Bankitalia del 2013.
In particolare, secondo l’ipotesi della Procura, alcuni dirigenti avrebbero tentato di nascondere la decurtazione economica del patrimonio c.d. di vigilanza indicando nelle segnalazioni periodiche a Banca d’Italia un patrimonio di vigilanza (principale parametro per la valutazione dell’istituto) superiore a quello effettivo.
Inoltre, la Procura ipotizza anche che la Banca avrebbe rappresentato «all’autorità di vigilanza di possedere un indice di solvibilità (denominato Core Tier 1), superiore all’8% mentre in realtà il valore era al 6,3%».
Infine, un’altra accusa è che la Banca avrebbe diffuso «un valore dell'azione Veneto Banca non rispondente al vero» giudicata da Bankitalia «un price/book value (1,43) incoerente con il contesto economico attuale e d’ostacolo al compimento di operazioni societarie per le ricadute sulla stabilità dell'azionariato».
Confconsumatori pertanto ritiene necessario costituirsi parte offesa nel procedimento penale per tutelare i risparmiatori azionisti che hanno acquistato le azioni Veneto Banca. Infatti, secondo l’avv. Antonio Pinto legale di Confconsumatori: “laddove le ipotesi accusatorie della Procura trovassero conferma nel corso del giudizio, gli azionisti avrebbero subito tre tipi di danno risarcibile: aver acquistato azioni ad un prezzo che potrebbe essere superiore a quello veritiero, esser stati indotti a comprare azioni, come contropartita di finanziamenti, avere in portafoglio azioni che, non essendo quotate appaiono di difficile smobilizzo”.

di Antonio Pinto

fonte: ilikepuglia.it

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17/02/2015COME FUNZIONA IL FONDO DI SOLIDARIETA’ PER LA SOSPENSIONE DEI MUTUI

E’ attivo il Fondo di solidarietà per l’acquisto della prima casa finanziato dallo Stato e gestito dalla Consap. Secondo dati aggiornati all’8 gennaio, da quando è stato istituito (27 aprile 2013) sono state attivate 21.606 pratiche, per un controvalore di debito residuo sospeso pari a 2 miliardi di euro. Nel 93,2% dei casi la sospensione è motivata dalla perdita del posto di lavoro. 
L’avv. Dario Barnaba di Confconsumatori spiega che al Fondo, infatti, possono accedere i titolari di mutui prima casa, solo in alcune circostanze: “disoccupazione, il decesso del titolare o l’insorgenza di un handicap, mentre l’indicatore Isee del titolare non deve superare i 30mila euro annui. In questo caso, la sospensione riguarda l’intera rata e durante il periodo di stop (massimo 18 mesi) è il Fondo a pagare gli interessi alla banca, ma solo relativamente alla percentuale rappresentata dal parametro (Irs o Euribor), mentre lo spread rimane a carico del cliente e viene spalmato sulle rate alla ripresa dei pagamenti”.
Il consumatore, quindi, per chiedere la sospensione del versamento delle rate di mutuo della prima casa, dovrà recarsi presso il proprio Istituto di Credito mutuante con un proprio documento di identità, un modello Isee regolarmente compilato, la prova della cessazione del proprio rapporto di lavoro o del riconoscimento della propria malattia o infortunio o handicap sopravvenuti.
L’istituto di credito dovrà verificare la completezza e la regolarità formale della documentazione e, in caso di esito positivo, effettuare la conseguente registrazione della domanda a cui seguirà l’acquisizione di un numero identificativo della pratica.
La Banca è obbligata ad inviare tutta la documentazione alla Consap entro 10 giorni lavorativi.
Entro i successivi 15 giorni lavorativi la Consap (che gestisce il Fondo di Solidarietà finanziato dal Governo) dovrà far conoscere la propria decisione comunicandola alla banca.
L’eventuale rigetto della domanda sarà specificatamente comunicata alla Banca che dovrà obbligatoriamente comunicare al mutuatario la motivazione della mancata accettazione della domanda.

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12/02/2015 PARTE L’ATTUAZIONE PER IL BONUS BEBE’

Il Consiglio dei Ministri del 10 febbraio ha emanato il Decreto attuativo del bonus bebè 2015. Previsto dalla Legge di Stabilità, il bonus è destinato ai nuovi nati e adottati a partire dal 1 gennaio 2015 al 31 dicembre 2017. L’importo del bonus bebè è di 80 euro mensili se il reddito dei componenti il nucleo famigliare è inferiore ai 25.000 euro annui e 160 euro se il reddito non è superiore a 7.000 euro. La domanda per il bonus bebè 2015 si presenta all’Inps in modalità esclusivamente telematica. Si può provvedere per proprio conto alla compilazione e all’invio della domanda; basta avere il pin dispositivo rilasciato dall’ente ed inviarla accedendo al proprio profilo online. In alternativa è possibile rivolgersi ai Centri di Assistenza Fiscale (CAF) oppure ai patronati che si prenderanno cura di inviare la domanda all’Inps per conto dell’interessato. 
Anche la sede di Bari della Confconsumatori di Via Bozzi n.13, operando presso il Patronato di Confartigianato è in grado di aiutare chi si trova nelle condizioni previste.

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10/02/2015 GUIDA SUI DIRITTI NEL MATRIMONIO

Scarica gratuitamente la GUIDA SUI DIRITTI NEL MATRIMONIO, redatta dal Consiglio Nazionale del Notariato e alcune Associazioni di consumatori, fra cui la Confconsumatori. Il link è il seguente:
http://www.notariato.it/…/def…/files/Guida_Il_Matrimonio.pdf

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05/02/2015 LA DISMISSIONE DELLA RETE ELETTRICA DI FERROVIE DELLO STATO, PUO’ INCIDERE NEGATIVAMENTE SULL’UTENZA

Confconsumatori chiede un confronto con le Istituzioni

Confconsumatori ha inviato una lettera a tutte le Istituzioni coinvolte nell’operazione della cessione della rete elettrica delle Ferrovie dello Stato, esprimendo preoccupazione circa la ricaduta che tali decisioni potrebbero avere sui consumatori e chiedendo di aprire un tavolo di confronto. Nella lettera, firmata dalla presidente di Confconsumatori Mara Colla, l’associazione esprime «Viva preoccupazione che la dismissione della proprietà della rete elettrica servente i trasporti ferroviari possa incidere negativamente sull’utenza, in particolare in relazione ai livelli tariffari, sia dei servizi di trasporto sia del costo dell’energia». Tra i destinatari della lettera ci sono il Presidente Matteo Renzi, i Ministri Pier Carlo Padoan e Maurizio Lupi, il Presidente di Agcm Giovanni Pitruzzella, il Presidente dell’Aeegsi Guido Bortoni e il Presidente dell’Art Andrea Camanzi.
«Poiché si tratta di beni già facenti parte del demanio ferroviario, - continua la missiva - a suo tempo trasferito alle FS con un chiaro vincolo di destinazione, riferito anche agli utili netti della gestione (art. 15 Legge 17 maggio 1985 n. 210), vincolo sempre ribadito anche dalla successiva giurisprudenza civile ed amministrativa, riteniamo necessario che oltre al procedimento avviato dall’Aeegsi (di cui alla Del. 22 gennaio 2015) sia anche intrapreso un percorso di approfondimento dei vincoli giuridici ed economici che connotano tutta la rete ed i servizi ferroviari in termini di interesse pubblico. 
Indispensabile appare di conseguenza il confronto, fin da subito e non a cose fatte, con le associazioni dei consumatori e con tutte le Autorità a vario titolo necessariamente interessate a questa complessa e significativa questione».
In base alla nuova legge di Stabilità, infatti, Terna, gestore della rete di trasmissione nazionale, potrà acquistare le linee elettriche delle Ferrovie dello Stato, un network elettrico a media e alta tensione che corre lungo i binari per circa 9 mila km e valutata 1 miliardo dall’AD di FS Michele Elia. Il rischio, però, è che Terna trasferisca parte del costo ai consumatori nella bolletta della luce, quando, invece, gli italiani hanno già pagato la rete attraverso le tasse.
LA PARTITA DELLE PRIVATIZZAZIONI - La cessione delle linee elettriche è solo il primo step di un complesso percorso mirato a fare entrare i privati nel gruppo FS. Nei giorni scorsi la task force alla guida dell’operazione ha annunciato gli advisor scelti dal Tesoro per affiancarsi nel processo di privatizzazione.
Se per il Governo la partita delle privatizzazioni di Enel, Poste e Ferrovie sarà «Vantaggiosa per le Aziende e per abbattere il debito pubblico», per Confconsumatori l’attenzione dovrà restare puntata sul servizio garantito al consumatore: l’efficienza del servizio, il mantenimento dei collegamenti locali a bassa velocità e, soprattutto, nessun aggravio nelle tariffe.

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02/02/2015 I COMUNI POSSONO FAR PAGARE ALLE COMPAGNIE TELEFONICHE, IL CANONE PER L’USO DI SUOLO PUBBLICO

Il canone concessorio previsto dal Codice della strada si applica anche alle occupazioni dei sottoservizi telefonici e delle altre reti di telecomunicazione. È quanto affermato dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 6459 del 31 dicembre 2014.
La sentenza riguarda il canone per l’uso o l’occupazione delle strade, che trova la propria disciplina fondamentale nell’articolo 27 del Codice della strada (Dlgs 285/92) e si configura quale entrata patrimoniale, che grava sui soggetti titolari di concessione che utilizzano il suolo e il sottosuolo pubblico.
Il Consiglio di Stato ha ribaltato l’orientamento dei Tar, ed ha chiarito che il presupposto della pretesa si rinviene nelle fonti legislative che consentono l’introduzione del canone di occupazione, ed in particolare nell’articolo 27 del Dlgs 285/92. 
La sentenza del Consiglio di Stato ha rilevanti conseguenze sugli enti locali, che potranno così fare cassa, con la conseguente possibilità di alleggerire i tributi locali sui cittadini.

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28/01/2015 CORTE UE E TRIBUNALE: I PRECARI CON PIÙ DI 36 MESI DI SERVIZIO DEVONO ESSERE STABILIZZATI - CONFCONSUMATORI: "APPLICARE TALE PRINCIPIO GIURIDICO A TUTTI I RAPPORTI DI PUBBLICO IMPIEGO"

I precari della scuola che hanno raggiunto più di 36 mesi di servizio hanno pieno diritto a ricevere la stabilizzazione del proprio rapporto di lavoro. È questo il principio di diritto sancito dal Tribunale di Napoli - Sezione Lavoro, con le sentenze nn. 528, 529, e 530 del 21 gennaio 2015 . Il Tribunale, dopo il rinvio della questione alla Corte di Giustizia che si è pronunciata lo scorso 26 novembre, ha così riavviato le controversie, applicando le conclusioni disposte dalla Corte UE. 
Confconsumatori, con l'avv. Antonio Pinto, sottolinea che: "è la prima volta che un Tribunale statuisce la conversione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, in favore di docenti precari con contratti a tempo, ripetuti per più di 36 mesi. Tuttavia tale principio giuridico ben potrebbe applicarsi a tutti i rapporti di pubblico impiego, si pensi ad esempio al tema degli stabilizzandi della Regione Puglia. Pertanto, qualsiasi lavoratore si trovi nella situazione descritta dalla Corte di Giustizia può richiedere che sia accertato questo suo diritto". 
Secondo il Tribunale che ha "ricopiato" le motivazioni della Corte europea, la violazione delle norme comunitarie in materia di impiego a tempo determinato nel sistema scolastico, non comporta solo il riconoscimento dell'anzianità maturata o il risarcimento per i periodi non lavorati, ma determina anche la stabilizzazione del rapporto di lavoro. Il Tribunale di Napoli ha così testualmente motivato: «l'Ordinamento non può, se vuole evitare abusi, ovviare ad una scopertura fisiologica attraverso la precarizzazione», e dispone di rendere «effettiva la conversione dei contratti di lavoro da determinato ad indeterminato di tutti i rapporti a termine successivi con lo stesso datore di lavoro pubblico, dopo trentasei mesi anche non continuativi di servizio precario, in applicazione dell'art. 5, comma 4-bis, del Dlgs n. 368/2001». E tale soluzione non contrasta con l'articolo 97 della Costituzione che impone il concorso pubblico per accedere ad un impiego in una Pubblica amministrazione, in quanto tale disposizione «rappresenta un principio costituzionale debole, destinato a cedere di fronte agli obblighi derivanti dalla appartenenza dell'Italia alla U.E».

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23/01/2015 GRECIA O PUGLIA: GLI ELETTORI POSSONO SCEGLIERE I POLITICI E DEVONO IMPARARE A FARLO

Il voto in Grecia dimostra che in Europa e in Puglia le domande dei cittadini alla politica sono le stesse, oggi riducibili a due: lavoro dignitoso e servizi pubblici che funzionino. Su questo, l'unità e la consapevolezza sono ormai europee e non locali. Ora i cittadini devono riproporre la stessa unita' e consapevolezza nel selezionare i politici. Due criteri semplici per scegliere chi votare, dal consiglio circoscrizionale sino al Parlamento: guardare sia alla filosofia che alle terapie concrete che il politico propone. 
Terapie: se un politico accusa il sistema o dice frasi bellissime, però non vi fa capire quali interventi vuol fare per il lavoro, come pensa di garantire una sanità per tutti, trasporti che funzionino, come ripristina legalità negli appalti, come pensa di risolvere i problemi di settori vitali come commercio, agricoltura e turismo, ecc., non vale la pena votarlo perchè ci porterà al disastro. 
Sino ad oggi i soldi pubblici hanno coperto le incompetenze o le ruberie dei politici. Oggi i soldi pubblici sono finiti. 
Bisogna imparare a guardare anche la squadra: se un politico parla di rinnovamento ma si allea con i vecchi capibastone, non vale la pena votarlo perchè ne sarà condizionato, indipendentemente dalla sua buona fede e onestà. Se la sua squadra è fatta per larga parte di fedelissimi ma incompetenti, non vale la pena votarlo, perché non potrà risolvere nessun problema.
Filosofia: Se un politico, in questo periodo, non afferma univocamente e non dimostra con le sue azioni, la sua opzione culturale per la crescita economica a vantaggio di una redistribuzione delle risorse, non vale la pena votarlo, perché ci porterà alla disperazione ed alla disgregazione sociale.
Gli ammortizzatori sociali, come la mobilità o la CIG, hanno comprato tempo. Tempo da usare per scegliere e attuare soluzioni, non per parlare. Tempo che sta scadendo.
Filosofia e terapie concrete. Tutto il resto è noia e diventerà disperazione e rabbia sociale (vedi Taranto e ILVA oggi).

di Antonio Pinto

fonte:ilikepuglia.it

 

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23/01/2015 DALL’ANTITRUST SUPERMULTA DI 5 MILIONI DI EURO A H3G, TELECOM, VODAFONE E WIND PER SERVIZI NON RICHIESTI

L’Antitrust accoglie i ricorsi di varie associazioni di consumatori (fra cui la Confconsumatori) e gli utenti di telefonia mobile che hanno denunciato il fenomeno, particolarmente invadente, non voluto e con effetti diretti sul portafoglio dei clienti: la fornitura non richiesta, e il relativo addebito da parte del proprio operatore sul credito telefonico della sim, di servizi a sovrapprezzo – i cosiddetti servizi premium come giochi e video – accessibili durante la navigazione in mobilità mediante banner, pop up e landing page. Accessibili molto facilmente e spesos del tutto inconsapevolmente.
Servizi premium a sovrapprezzo non richiesti, o attivati senza volerlo, semplicemente cliccando su un banner pubblicitario o su un pop up: l’Antitrust sancisce che gli operatori di telefonia mobile sono responsabili e infligge multe per oltre 5 milioni di euro. Le sanzioni riguardano i principali operatori delle comunicazioni mobili, Telecom, H3G, Vodafone e Wind: le multe sono per avere adottato “pratiche commerciali scorrette nell’ambito della commercializzazione dei servizi premium utilizzati via Internet da terminale mobile”. Così l’Antitrust ha motivato la sanzione: “l’Autorità ha accertato che i quattro operatori hanno attuato una pratica commerciale scorretta riconducibile a due condotte: da un lato, l’omissione di informazioni circa il fatto che il contratto di telefonia mobile sottoscritto pre-abilita la sim alla ricezione dei servizi a sovrapprezzo, nonché circa l’esistenza del blocco selettivo per impedire tale ricezione e la necessità per l’utente che voglia giovarsene di doversi attivare mediante una richiesta esplicita di adesione alla procedura di blocco; dall’altro, l’adozione da parte dell’operatore di telefonia mobile di un comportamento qualificato come aggressivo, consistente nell’attuazione di una procedura automatica di attivazione del servizio e di fatturazione in assenza di qualsiasi autorizzazione da parte del cliente al pagamento, nonché di qualsiasi controllo sulla attendibilità delle richieste di attivazione provenienti da soggetti quali i fornitori di servizi estranei al rapporto negoziale fra utente e operatore”.

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22/01/2015 NUOVO DL IMPONE PORTABILITA’ DEI MUTUI IN TEMPI CERTI E A COSTO ZERO

Il 20 gennaio è stato approvato un decreto legge contenente disposizioni urgenti per il sistema bancario e gli investimenti. Il provvedimento ritorna ad affrontare la questione relativa alla portabilità dei conti correnti per la quale si prevede un costo zero a carico dei correntisti. La norma sancisce testualmente quanto segue: “Gli istituti bancari e i prestatori di servizi di pagamento, in caso di trasferimento di un conto di pagamento, sono tenuti a darne corso, senza oneri o spese di portabilità a carico del cliente, entro termini predefiniti. La trasferibilità si applica ai soli conti di pagamento. In caso di mancato rispetto dei termini, l’istituto bancario o il prestatore di servizi di pagamento risarcisce il cliente in misura proporzionale al ritardo e alla disponibilità esistente sul conto di pagamento al momento della richiesta di trasferimento”.

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