
Oggi alle 15, presso la Facoltà di Giurisprudenza di Bari, convegno "Banche possiamo affidarci?" Fra i relatori vi sarà anche l'avv. Antonio Pinto, presidente di Confconsumatori Puglia. Siete tutti invitati.

Milioni di titoli invenduti e decine di migliaia di azionisti in attesa da anni di poter tornare in possesso del loro denaro. Non sono soltanto i 70mila soci della Banca Popolare di Bari ad avere problemi con le loro azioni. In Puglia ci sono altri due istituti che da tempo riscontrano grandi difficoltà con i titoli venduti ai loro soci. Si tratta della Banca Popolare Pugliese e della Banca Popolare di Puglia e Basilicata. Insieme raccolgono oltre 72mila azionisti, la maggior parte dei quali hanno acquistato le azioni nel corso degli ultimi anni pensando di poter ottenere indietro il denaro investito facendo una semplice richiesta all'istituto.
Peccato però che per molti di loro quelle azioni si sono rivelate invendibili, o quasi.
È quello che succede per esempio ai 33mila soci della Popolare Pugliese che possiedono in totale 62 milioni di azioni e che fino a giugno scorso scambiavano difficilmente i loro titoli nel piccolo mercato interno alla banca. Dopo giugno l'istituto ha deciso di quotarsi sul mercato secondario Hi-Mtf. Si tratta dello stesso mercato su cui è sbarcata la Popolare di Bari con l'obiettivo di far incontrare più facilmente domanda e offerta. Obiettivo finora fallito per entrambi gli istituti. Al momento ci sono in vendita 11,5 milioni di azioni della Bpb e pochissimi titoli acquistati. Stessa storia per la Popolare Pugliese, che registra 2,7 milioni di titoli in vendita (per un controvalore che sfiora i 12 milioni di euro) ma pochissime richieste di acquisto.
Per questo motivo il titolo, che a giugno era quotato con un prezzo minimo di 4,71 euro per azione, ora è sceso a 4,15 euro (così come previsto dalle regole del mercato secondario nel caso in cui non si verifichi un consistente flusso di compravendite). Altra somiglianza con il caso della Popolare di Bari è la politica espansionista avviata dalla Popolare Pugliese negli ultimi anni: nei mesi scorsi ha deciso di investire nel Sannio, rilevando sette sportelli della Banca del Lavoro e del Piccolo risparmio. Ma anche i 39mila azionisti della Banca Popolare di Puglia e Basilicata hanno gli stessi problemi. Qui un titolo vale 5 euro e 10 centesimi e gli scambi avvengono solo nel piccolo mercato interno, fra i vari azionisti dell'istituto. Metodo che rende più difficoltoso avviare le compravendite.
l momento la Bppb non ha ancora provato a sbarcare sul mercato secondario Hi-Mtf: "Ma si quoterà a breve", fanno sapere dall'istituto. Che replica anche alle accuse di illiquidabilità: "Il sistema di negoziazione conto proprio nell'arco dell'ultimo anno ha registrato numerosi scambi, costituendo una prima risposta a una maggiore liquidabilità del titolo". I tre istituti però sono monitorati attentamente dalle associazioni dei consumatori.
L'avvocato Antonio Pinto (Confconsumatori), componente del Comitato per la tutela degli azionisti della Bpb, ritiene però che ora ci sia un'arma in più per i soci che vogliono i loro soldi indietro: "Quest'arma è una pronuncia dell'Arbitroper le controversie finanziarie presso la Consob che risale a martedì 19 settembre. Il collegio arbitrale ha dato ragione a un risparmiatore e ha sciolto il suo contratto di acquisto di azioni stipulato con una popolare veneta affermando che la mera messa a disposizione del cliente di un prospetto informativo non è sufficiente a soddisfare gli obblighi di informazione imposti all'intermediario. La banca deve servire al meglio l'interesse del singolo cliente".
Nel dicembre 2011 il Governo ha azzerato il meccanismo di adeguamento automatico delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps con la cosiddetta “Manovra salva Italia”.
Pertanto coloro i quali siano titolari di trattamento pensionistico, il cui importo complessivo era superiore a tre volte il trattamento minimo (e quindi: per chi è andato in pensione prima del 31.12.2011 e ha percepito un importo di pensione superiore a € 1.088,00 netti circa per il 2012; e per chi è andato in pensione prima del 31.12.2012 e ha percepito un importo superiore ad € 1.117,00 netti circa per il 2013), potranno chiedere ed ottenere la ricostituzione della pensione e la corresponsione degli arretrati maturati e non percepiti.
L’Avv. Dario Barnaba precisa che detto meccanismo di perequazione della pensione è stato suffragato da una recente pronuncia della Corte costituzionale, che con sentenza 70/2015 ha dichiarato illegittimo il comma 25 dell’art. 24, del D.L. 201/2011 convertito nella Legge 214/2011, riconoscendo il diritto alla riliquidazione del trattamento pensionistico.
Pertanto, la Confconsumatori si rende disponibile ad inoltrare gratuitamente, in favore dei propri soci che abbiano i requisiti sopra menzionati, istanza volta al riconoscimento della rivalutazione del trattamento pensionistico illegittimamente bloccato per gli 2012 e 2013, da valere anche per gli anni successivi.
La richiesta suddetta dovrà essere necessariamente inoltrata entro e non oltre il 31 dicembre 2016 per l’interruzione della prescrizione.
confconsumatoripuglia@yahoo.it
Giovedi 22 dicembre, alle ore 15, in Bari alla V. Dante 164, il Comitato per la tutela degli azionisti della BPB, incontra i soci per descrivere e analizzare le rilevanti novità accadute nelle ultime settimane.
L'assemblea per la trasformazione in S.p.A., il Consiglio di Stato che rinvia alla Corte Costituzionale il Decreto sulle Popolari perchè lo ritiene incostituzionale, l'inchiesta penale della Procura di Bari, l'atteso Decreto legge del governo sulle banche, sono tutti fatti rilevanti che incidono sulle posizioni degli azionisti.
Occorre comprendere per poter scegliere come agire per tutelare i propri diritti.
Saranno presenti tutti i rappresentanti delle Associazioni dei consumatori componenti il Comitato.

CONFERENZA STAMPA APERTA AGLI AZIONISTI
Sabato 12 novembre alle ore 10,30, in Bari, presso la sede in Via Dante 164, il Comitato per la tutela degli azionisti della BPB, composto dalle cinque associazioni di consumatori Adusbef, Codacons, Codici, Confconsumatori ed Unione Nazionale Consumatori, incontra la stampa e i soci della banca, per descrivere le iniziative che intende attivare. Interverranno Canio Trione, Alessandro Amato, Vincenzo Laudadio, Antonio Pinto, Andrea Cardinale, responsabili delle associazioni componenti il Comitato.
La complessità e la rilevanza della vicenda richiedono risposte serie, tecnicamente idonee a consentire ai soci di recuperare l'investimento attualmente illiquido. Unire persone, competenze ed esperienze è già un primo passo per contare di più.
Chi fosse interessato a ricevere notizie può scrivere a comitatoazionistibpb@gmail.com

Oggi le Associazioni dei consumatori Adusbef, Codacons, Codici, Confconsumatori, ed Unione Nazionale Consumatori hanno costituito un Comitato per la tutela degli azionisti della Banca Popolare di Bari.
Il Comitato avrà il fine di tutelare specificatamente gli interessi dei risparmiatori coinvolti, attraverso una molteplicità di azioni, alcune delle quali sono descritte in via esemplificativa:
1) Chiedere e costituire un tavolo di conciliazione per negoziare accordi, finalizzati a cercare soluzioni per risarcire i danni che i soci stanno subendo.
2) Costituire un gruppo numeroso per coordinarsi e contare di più nelle assemblee: è utile poter essere tanti perché, ad esempio, alcuni diritti possono essere esercitati solo se si raggiunge un numero minimo.
3) Verificare il valore effettivo delle azioni BPB, sia ad oggi e sia nel passato.
4) Verificare l’esistenza di investitori interessati ad acquisire una partecipazione rilevante all’interno della banca, acquisendo le quote sociali degli azionisti componenti del Comitato, che siano ovviamente disponibili.
5) Verificare l’esercizio di possibili azioni di responsabilità in tutte le sedi, contro gli amministratori e la banca (anche ai sensi del D.lgs. 231/2001).
Presidente del Comitato è stato nominato il Presidente di Codici Puglia Canio Trione, secondo cui: “l’obiettivo è quello di creare una casa comune degli azionisti di BPB, al fine di tutelare in forma collettiva ed individuale, con alto grado di competenza tecnica, i diritti dei soci, nell’interesse di tutti i risparmiatori coinvolti, dell’economia locale e della sostenibilità finanziaria ed economica della banca”.
Chiunque fosse interessato ad iscriversi ed a partecipare alle varie azioni, potrà rivolgersi a: comitatoazionistibpb@gmail.com, Via Dante 164 - Bari - tel: 0805242881, oppure rivolgendosi alle sedi regionali delle Associazioni costituenti il Comitato.

Il Tribunale di Torino, con sentenza dell’11 ottobre scorso, nella vicenda FONDIARIA-SAI, oltre alle condanne penali nei confronti di alcuni ex amministratori della società assicurativa, ha accertato la falsificazione dei bilanci e la manipolazione di mercato. Per tali ragioni ha accertato e dichiarato la responsabilità civile di UnipolSai, oltre che degli amministratori e della società di revisione Reconta Enrst&Young (rinviando al Giudice civile per la quantificazione dei danni subiti). Tanto significa che gli azionisti che avevano comprato azioni facendo affidamento sui bilanci oggi risultati falsi, potranno essere risarciti dell’ingiusto deprezzamento delle loro azioni. Fra i duemila piccoli azionisti costituiti a Torino, vi è anche un gruppo di dodici pugliesi rappresentati dalla Confconsumatori, con l’avv. Antonio Pinto, che ora potranno quindi agire in sede civile contro UnipolSai per recuperare le somme investite nell’acquisto di azioni.
Tale sentenza però è utile non solo per gli azionisti di UnipolSai, ma rappresenta un precedente valido anche per gli azionisti delle banche popolari, che oggi hanno difficoltà o sono nell’impossibilità di recuperare le somme, investite per acquistare azioni delle banche stesse. Infatti, il principio giuridico contenuto nella sentenza potrebbe applicarsi anche in Puglia, laddove si dovesse in sede giudiziale riuscire a comprovare che qualcuna di queste banche abbia depositato, negli anni passati, bilanci non veritieri. Naturalmente occorrerà prima chiedere al Giudice di accertare e verificare se, come accaduto a Torino per Fonsai, i bilanci pubblicati dalle banche siano o meno falsi. confconsumatoripuglia@yahoo.it
Sembra che gli uffici competenti del Ministero dell’Economia leggano con attenzione le nostre colonne e, qualche volta, ne seguano le indicazioni. Così sono stati emessi BTP scadenti fra 50 anni allungando così la durata media del debito pubblico. Cosa sacrosanta, vista la situazione dei nostri conti pubblici, e che, anche se un po’ tardivamente, permetterebbe di beneficiare per mezzo secolo degli attuali bassi tassi.
Però, a ben guardare, non è tutto come dovrebbe essere; anzi nelle pieghe sono riusciti a trasformare una buona idea in un regalo alle banche che saremo chiamati a pagare noi cittadini, come al solito. Infatti il tasso di interesse promesso per mezzo secolo è altissimo. Mentre Draghi fa di tutto per ridurlo le nostre autorità fanno l’inverso creando una situazione per la quale: a) le banche possono comprare questi titoli e quindi beneficiare di un rendimento che non otterrebbero con i mutui che erogano alle famiglie e alle Pmi; b) e così distogliere importanti risorse dall’economia reale; c) infine “costringere” i loro clienti a pagare di più. In questa maniera noi, gente comune, pagheremo di più i futuri mutui e pagheremo di più le tasse per pagare gli interessi su questi titoli cinquantennali anche adesso che i tassi sono così significativamente scesi. Una vera follia! Viene da dire che così come non esiste gemma preziosa che immersa nel letame non emetta lezzo nauseabondo, così non v’è ricetta di politica economica per buona che sia, che, messa nelle mani dei quadri dei Ministeri, non si trasformino in veicoli di spoliazione di massa.
Confrontando questo rendimento stellare con quello di altri titoli simili con scadenze lunghe si comprende che non si tratta di una emissione pensata per allungare la vita del debito pubblico italiano ma semplicemente di un regalo alle banche a spese del contribuente. Banche che devono aver premuto molto per avere questo aiutino dal Ministero visti i tempi grami che attraversano.
Si dirà che una scadenza così remota giustifica tassi elevati in quanto pone rischi elevati che nel nostro caso sono stati fissati dal Ministero (ed ovviamente accettati dal mercato) al 2,8%; non è così tant’è che altri titoli già quotati rendono molto meno pur avendo anch’essi scadenze fuori da ogni possibile previsione; ma il Ministero avrebbe dovuto prevedere questa obiezione ed emetterli comunque ad un tasso tra uno e uno virgola cinque e cautelarsi da eventuali risposte negative del mercato offrendo altre garanzie gradite agli investitori come un legame con le privatizzazioni…
Che fa la Bce? Non era contraria agli aiuti di stato alle banche? Non se ne è accorta di un raggiro così plateale? E la Banca d’Italia (che è membro dell’eurosistema e quindi della Bce) non se ne è accorta neanche lei? Oppure la “vigilanza” è reale fino ad un certo punto?
Certo è che il danno per l’economia italiana è enorme e quindi associazioni e partiti devono compattarsi per sventare questa ulteriore spoliazione a favore delle banche e a danno dell’economia reale. E non solo nel nostro interesse, ma anche e soprattutto per ragioni sistemiche e quindi nello stesso interesse delle banche e dello stato che, a furia di spogliare i cittadini, li ha completamente svestiti rimanendo però anche loro in braghe di tela…
articolo di Canio Trione - tratto dal Corriere Nazionale di Puglia e Lucania
La contestazione del contribuente obbliga sempre il concessionario a dimostrare la regolare notifica dei ruoli che gli sono stati affidati per l’incasso dall’amministrazione. Questi deve innanzittuto conservare l’originale della cartella fino all’incasso, se vuol provare l’esistenza del credito in caso di esercizio del diritto di accesso da parte del contribuente. E deve poi dimostrare la ritualità della notifica esibendo in originale la relata, perché la riproduzione fotostatica – priva dell’attestazione di autenticità del pubblico ufficiale – non ne garantisce la corrispondenza. Solo con questi originali, dunque, il concessionario può provare il diritto alla riscossione e l’amministrazione il suo diritto di credito vantato. Così afferma la Commissione tributaria regione Lombardia, nella sentenza 3831/1/2016, emessa pochi giorni fa, che ha annullato la pretesa del fisco.
La Ctr ha annullato la pretesa tributaria. Per i giudici, la prova dell’esistenza delle cartelle di pagamento – e quindi della pretesa tributaria – deve sempre essere fornita dal concessionario attraverso gli originali. Il contribuente deve avere la possibilità di controllare la pretesa per poi eventualmente contestarla; mentre il concessionario deve conservare copia della cartella, finché il ruolo non sia stato pagato, così da fornire la prova al contribuente che eserciti il diritto di accesso.
Quanto alla prova della ritualità della notifica, questa deve sempre essere fornita dal concessionario tramite gli originali perché la riproduzione fotostatica non ha alcun valore giuridico: si tratta infatti di documenti di parte non dotati di alcuna attestazione di autenticità, in quanto non provengono da un pubblico ufficiale, così da poter garantire prova certa della loro corrispondenza all’originale.
A giudizio della Ctr, la mancata produzione delle cartelle di pagamento, nonché degli originali delle relate, comporta dunque il mancato assolvimento dell’onere probatorio e di conseguenza la non esigibilità della pretesa tributaria.
La Confconsumatori si è costituita parte offesa, con l’Avv. Roberto Loizzo, nel procedimento penale incardinato dinanzi alla Procura di Trani a seguito del disastro ferroviario sulla linea Andria-Corato. “L’inchiesta, divisa in tre filoni e seguita da un pool di cinque PM, dovrà ricostruire le responsabilità, chiarire se c'è stato un errore umano e soprattutto verificare la correttezza della gestione del traffico sulla linea, ancora affidato a una tecnologia di comunicazione (il cosiddetto "blocco telefonico") risalente agli anni '50. A oggi, si ipotizzano i reati di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime.” Tanto è stato chiarito dall’Avvocato Loizzo che - insieme all’Avv. Pasquale Trigiante - seguirà con attenzione il caso.
“Porteremo la nostra collaborazione ai Pubblici Ministeri incaricati delle indagini, affinchè si possa fare luce su questa drammatica vicenda che ha sconvolto la Puglia e tutta l’Italia” ha dichiarato Mara Colla, presidente di Confconsumatori.
Secondo l’avv. Antonio Pinto, presidente regionale di Confconsumatori: “Non vogliamo accontentarci di sentirci dire che è stato solo un errore umano, ma andremo in fondo alla questione perché ci sono molti punti oscuri che devono essere chiariti”.
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