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PER UNA DEMOCRAZIA CHE NON SIA

Domani sarò a Francavilla, relatore in un convegno che presenta i “Tavoli per la sussidiarietà”, un nuovo modello di sviluppo sociale ed economico, ideato da Giovanni Vita. Ci saranno Leonardo Becchetti, Ordinario di economia politica Univ. di Roma, Luigi Bobba, Sottosegretario al Ministero del Lavoro, Carmelo Rollo, Vicepres. di Legacoop Nazionale, Salvatore Negro, Assessore al Welfare della Regione Puglia, Maurizio Bruno, Presidente della Provincia di Brindisi, Gianluca Budano, Direttore dell’Ambito Territoriale Sociale Br 3, Angelo Palmisano, Presidente dell’Ambito Territoriale Sociale Br 3, Giovanni Vita, A.U. della società VITACOM, ideatore del modello di innovazione sociale che sarà descritto venerdi. In estrema sintesi, questo modello prevede una collaborazione continua e stabile fra i corpi sociali intermedi e le P.A., al fine di decidere azioni concrete di promozione sociale e di sviluppo economico, da svolgere sul territorio.

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SUBITO NUOVE REGOLE O SARĀ SCIOPERO DEI RISPARMIATORI

Venezia Mestre, 21 dicembre 2015 – La pazienza è finita. All’indomani dell’assemblea degli 88 mila azionisti di Veneto banca di sabato scorso le Associazioni Confconsumatori-Acp e Associazione Serenissima chiedono l’emanazione immediata di una legge che fissi almeno tre regole non più rimandabili:

  • sanzioni penali e risarcitorie chiare, rapide ed effettive per i manager e i “controllori” che contribuiscono a questi crack;
  • introduzione nel prospetto informativo una distinzione chiara e semplicissima fra titoli rischiosi e titoli che lo sono meno (ad es. una scala da 1 a 10, oppure un semaforo con i suoi tre colori);
  • divieto di vendita alle persone inidonee di titoli rischiosi e promozione di corsi di educazione finanziaria per la formazione dei risparmiatori.

Se non si provvederà a introdurre queste minime regole di civiltà economica, noi proporremo uno sciopero del risparmio, uno sciopero dall’acquisto dei prodotti finanziari proposti indiscriminatamente agli sportelli come accade oggi”, ha affermato Mara Colla, Presidente nazionale della Federazione Confconsumatori – ACP a nome delle tre Associazioni. “La fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni è scesa oltre il limite, che si credeva insormontabile, raggiunto dopo il crack Parmalat per colpa esclusiva dei comportamenti di chi ha venduto azioni e altri prodotti inidonei ai piccoli risparmiatori. È un fatto gravissimo che mette a rischio la coesione sociale”.

NON SPECULATORI MA PERSONE COMUNI – L’avvocato Luca Di Rocco, responsabile dell’Associazione Serenissima, ha chiarito che: “Gli azionisti di una Banca non quotata in Borsa non possono in nessun modo esser considerati speculatori”. Infatti, si trattava di titoli illiquidi, cioè titoli che, per loro natura, non possono essere venduti facilmente, ma solo se e quando si trova un acquirente. “Nessuno speculatore compra questo genere di titoli – ha spiegato Di Rocco – ma compra, invece, azioni quotate in Borsa, con valori che oscillano e che possono essere vendute e ricomprate anche in poche ore. Qui siamo dinanzi a persone comuni, che cercavano solo un porto sicuro per i propri risparmi, oppure credevano nella solidità della banca del loro territorio, per i numeri di bilancio che erano loro comunicati. O, ancora, si tratta di persone cui sono state vendute azioni unitamente alla concessione di prestiti, con una prassi che subordina l’erogazione del credito all’acquisto di azioni”. Dalle circa 1.500 segnalazioni giunte alle sedi dell’Associazione emerge che la frase ricorrente usata per rassicurare i correntisti in sede di vendita era: “Figurati se può fallire la Banca”.

TUTELA IN SEDE CIVILE E PENALE – L’avvocato Antonio Pinto, legale di Confconsumatori, ha spiegato come, dagli stessi documenti forniti in occasione dell’assemblea di sabato dal nuovo management agli azionisti, si comprende come sia possibile proporre una causa civile contro la banca che ha venduto le azioni. “Occorre chiedere l’invalidità dei contratti stipulati– ha spiegato Pinto – per una serie di gravi violazioni di legge del Testo Unico Bancario e del Testo Unico dell’Intermediazione Finanziaria. In particolare, occorre chiedere la nullità del contratto di acquisto per violazione di norme imperative, come ad es. false comunicazioni sociali ex art. 2621 c.c., ovvero per pratiche commerciali scorrette e abuso di posizione dominante. In secondo luogo, sarà possibile chiedere al Tribunale civile l’annullabilità del contratto per errore, indotto su elementi essenziali del contratto. Infatti, non essendo Veneto Banca quotata in Borsa, il prezzo di vendita delle azioni della Banca veniva annualmente fissato dal Consiglio di Amministrazione, sulla base di parametri che essi solo potevano conoscere. Chi ha comprato, lo ha fatto sulla base esclusiva dei dati di bilancio che venivano pubblicizzati. Oggi, dopo quello che è successo, appare che tali dati (ad es. quelli sulle sofferenze, sui valori degli avviamenti, ecc.) molto probabilmente non erano corretti e questo legittima una domanda di annullabilità per errore incolpevole di chi ha comprato azioni, facendo affidamento su ciò che gli veniva comunicato”. In ogni caso, su una vicenda complessa come questa, sarà indispensabile esaminare ogni caso singolarmente, perché possono esserci differenze importanti da valorizzare davanti al Tribunale (si pensi ad es. a chi ha sottoscritto tutti i documenti richiesti per legge e chi invece no, oppure a chi ha comprato in concomitanza di un prestito erogato dalla banca, chi compra abitualmente titoli a rischio e chi no, ecc.).

L’avvocato Luca Baj, avvocato penalista di Confconsumatori, ha annunciato che: “L’Associazione presenterà un esposto dettagliato sulle condotte, che si sono conosciute grazie alle varie denunce che stanno giungendo all’Associazione dai tanti risparmiatori. Consigliamo ai singoli azionisti di proporre un esposto penale per chiedere l’accertamento di eventuali reati e la conseguente punizione dei vari soggetti responsabili di tali eventi truffaldini (ad es. per la falsificazione dei dati di bilancio). Se il processo penale prenderà corpo, ci si potrà costituire parte civile per chiedere il risarcimento dei danni agli imputati. Gli esposti di tanti azionisti che ritengano di esser stati vittime di condotte scorrette, sono importanti anche per rafforzare e dare ancora più peso all’azione di indagine dei Pubblici Ministeri.”

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VENETO BANCA: CHE FARE PER GLI 88MILA AZIONISTI

Perdita dell’81% del valore delle azioni e nessun rimborso ai soci che recedono: Confconsumatori spiega come ottenere giustizia

La relazione depositata ieri da Veneto Banca sul valore di liquidazione delle azioni e sulla limitazione del diritto di rimborso, dimostra che il prezzo di 7,3 euro ad azione a fronte dei 39,5 euro di inizio 2015 (dunque una svalutazione vertiginosa dell’81%) è il frutto della gestione degli scorsi anni, che verosimilmente ha rappresentato dati patrimoniali non veritieri alla platea dei piccoli azionisti.
«La perdita che si prefigura appare ancora più devastante di quanto si temeva», commenta Mara Colla, Presidente di Confconsumatori. «La circostanza che la Banca si sia avvalsa anche della sua facoltà, pur riconosciuta dal recente vergognoso DL 3/2015, di non consentire neppure (almeno) il rimborso del prezzo di recesso, bloccando ogni liquidabilità delle azioni, sino all’eventuale quotazione in Borsa, è grave».
Confconsumatori, in base all’esperienza maturata in anni di tutela dei “risparmiatori traditi”, ha delineato unpercorso per recuperare le ingiuste perdite subite. Il primo step sarà l’esposto penale collettivo, finalizzato a denunciare e far emergere condotte dei precedenti amministratori, che siano state penalmente rilevanti nel cagionare i danni patrimoniali subiti dagli azionisti. In secondo luogo si procederà con la causa civile contro la Banca, al fine di chiedere l’invalidità del contratto di acquisto delle azioni ed ottenere la restituzione delle somme versate.
Secondo l’avvocato Antonio Pinto, legale di Confconsumatori, che sta assistendo vari azionisti: «In base a recenti e chiare istruzioni di Banca d’Italia, è importante verificare, ad esempio, se l’acquisto dei titoli sia stato finanziato in concomitanza con prestiti concessi dalla banca. Questa ipotesi configura una chiara violazione dell’articolo 2358 del codice civile, che impedisce a una società di accordare prestiti o fornire garanzie per l’acquisto delle proprie azioni. In tal caso, l’acquisto è invalido e la banca deve restituire le somme. Peraltro la perdita dichiarata di 770 milioni di euro al 30.09.2015 non è certo figlia dell’anno 2015, pertanto è ragionevole ritenere che gli acquirenti siano stati indotti in errore da dati pubblici che non erano effettivi».
L’avv. Luca Baj che ha ricevuto il mandato di difendere Confconsumatori, nel procedimento penale avviato dalla Procura di Roma contro vari ex dirigenti della Banca, chiarisce che: «Ove fosse riscontrata, ad esempio, l’ipotesi di false comunicazioni sociali, o comunque di anomalie nella gestione della società, nei precedenti anni, tale accertamento, inciderebbe sull’annullabilità dei contratti di compravendita conclusi dai risparmiatori azionisti».
I possessori di azioni possono rivolgersi all’indirizzo confconsumatoripuglia@yahoo.it, oppure alla sede nazionale all’indirizzo risparmio@confconsumatori.it, o presso le sedi territoriali.

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CONFCONSUMATORI DIFENDE INSEGNANTI ABILITATI PAS ED ESCLUSI DALLA STABILIZZAZIONE

La Legge 107/2015 di riforma sulla scuola varata dal Governo Renzi, violando l'art. 3 della Costituzione ha ingiustamente escluso dal piano di stabilizzazione, i docenti precari abilitati, attualmente in servizio come supplenti e non, inclusi nella II fascia delle graduatorie d'istituto, i quali, regolarmente abilitati dal MIUR alla professione, sono stati poi, di fatto, ignorati dalla predetta legge. Si tratta, precisamente, di docenti con almeno tre anni di esperienza professionale alle spalle, i quali, nel 2013, sono stati ammessi, proprio in virtù dell'esperienza professionale acquisita e del possesso di altri titoli, ai PAS o PERCORSI ABILITANTI SPECIALI, equiparati alle vecchie SISS, banditi dalle Università, dopo che, per anni, questi erano stati sospesi insieme ai concorsi. Ebbene, dopo che le Università hanno incassato da ciascuno dei docenti ammessi ai PAS circa €. 2.500 e dopo che i docenti sono stati sottoposti ad un vero e proprio tour de force, con orari di lezioni massacranti, esami e discussione di tesi finale davanti ad una commissione regolarmente costituita, altresì con membro esterno, "sudandosi" l'abilitazione così conseguita, gli stessi non sono stati inseriti nelle GAE (graduatorie ad esaurimento), come i colleghi delle vecchie SISS, bensì, relegati nella seconda fascia delle graduatorie d'istituto, per poi essere esclusi dal piano di stabilizzazione del Governo, che ha riguardato soltanto i docenti inclusi nelle GAE, con violazione di fatto di qualsiasi principio di non discriminazione. Orbene, Confconsumatori con l'Avv. Alessandra Taccogna che segue la vicenda, chiede che: "anche quest'ultima categoria di docenti, ovvero gli abilitati PAS inclusi nella seconda fascia d'istituto, sia attualmente in servizio come supplenti sia no, i quali già per tanti anni sono stati danneggiati dalla mancanza di concorsi e di percorsi abilitanti, vengano fatti rientrare nel piano straordinario di assunzioni del Governo e, quindi, vengano al più presto stabilizzati (o perlomeno nel trienno 2016 - 2018), al fine di non essere ulteriormente danneggiati."
Per eventuali informazioni contattare le sedi di Confconsumatori.

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Governo e Bankitalia hanno predisposto in tempi da record il salvataggio da 3,6 miliardi di 4 banche in dissesto, Cassa di Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti; un’operazione che per l’ennesima volta, penalizza soprattutto i piccoli risparmiatori. Infatti, le conseguenze del salvataggio (che probabilmente entrerà nella manovra 2016 che ha iniziato il proprio iter alla Camera) riguardano soprattutto gli azionisti delle 4 banche, ben 130 mila, e i 15 mila titolari di bond subordinati che hanno di fatto forzosamente contribuito al salvataggio delle banche con i loro risparmi, volatilizzati. 
Infatti il salvataggio, accelerato per evitare la mannaia del “Bail in”, tocca sia gli azionisti ma anche alcuni obbligazionisti. «Bankitalia – commenta l’avvocato Antonio Pinto, componente del direttivo di Confconsumatori - ha decretato la trasformazione delle obbligazioni subordinate (emesse principalmente dall’anno 2011 in poi) in capitale, azzerandone il valore e l’esigibilità. Per tanti obbligazionisti di Banca Etruria si tratta di una sconcertante scoperta: erano convinti di aver acquistato un titolo remunerativo e hanno visto sfumare tutto il loro investimento con il dissesto della Banca, una condizione, quest’ultima, prevista dall’emittente del titolo. Ciò, va precisato, vale solo per le obbligazioni subordinate e non per le altre obbligazioni che saranno soddisfatte dalla nuova società». Insomma gli azionisti delle quattro banche e i titolari di bond subordinati, riceveranno qualcosa solo se la c.d. “Bad Bank”, cioè le vecchie banche rimaste in piedi, riceverà qualcosa dai propri debitori.
Confconsumatori in questi giorni sta studiando la situazione, approfondendo le diverse fattispecie per individuare possibili strategie per ottenere ristoro dalle perdite dei piccoli risparmiatori, specie per i titolari di obbligazioni subordinate. «Occorre valutare caso per caso la modalità di vendita adottata dalla Banca – avverte Pinto - spesso si tratta di strumenti finanziari complessi che non avrebbero dovuto essere venduti a piccoli risparmiatori. Oltretutto il “piazzamento” di tali titoli doveva essere preceduto da uno specifica informativa sull’elevato rischio dell’investimento, in assenza della quale è possibile contestare la validità dell’acquisto».
I possessori di tali titoli potranno rivolgersi alle sedi di Confconsuamtori per consocere le modalità per difendersi da questo nuovo caso di risparmio tradito.
Nel frattempo, Confconsumatori interverrà nei confronti della Banca d’Italia e Ministero dell’Economia per sostenere le ragioni dei piccoli risparmiatori.

 

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