02/05/2016 CONFCONSUMATORI A DIFESA DELLE CILIEGIE E DEI PRODOTTI AGRICOLI PUGLIESI

Confconsumatori, con i responsabili della sede di Casamassima Teresa Angelastri e Maria Bovino, interviene sulla problematica inerente la difficoltà e/o impossibilità di conferimento di ciliegie da parte dei produttori del Sud Est Barese (zona nella quale, grazie alle condizioni climatiche favorevoli, è partita in anticipo la raccolta delle ciliegie). Com’è noto, infatti, il D.L. 91/2014, convertito dalla Legge 11 agosto 2014, n. 116 teso a contrastare potenziali fenomeni di illegalità nel lavoro agricolo, come il capolarato ed il lavoro nero, ha imposto ai produttori l’iscrizione alla “Rete di lavoro agricolo di qualità”.
La domanda di adesione può essere presentata direttamente dal portale dell’Inps al quale si accede con codice fiscale e Pin.
Senonchè, oltre al fatto che molti produttori non sono riusciti a presentare domanda per l’iscrizione a Rete agricola di qualità, come denunciato dalle relative associazioni di categoria, vi sono ritardi da parte dell’Ente di previdenza nel rilascio degli attestati, nonostante dal 1° settembre del 2015 sia attiva la “Rete di lavoro agricolo di qualità”.
Pertanto, come pure evidenziato dai mezzi di informazione, il settore dell’ortofrutta (in queste settimane partiranno, ad esempio, anche le campagne per le patate, le albicocche, le pesche, le angurie e l’uva da tavola) si trova nella paradossale condizione di non riuscire a soddisfare la domanda di prodotto della grande distribuzione organizzata italiana ed estera, pur in presenza in campo di prodotti, come in questi giorni le ciliegie, di qualità e quantità adeguate, per il solo fatto di non aver risposto con le modalità richieste alle istanze.
Orbene, secondo Teresa Angelastri e Maria Bovino, responsabili della sede Confconsumatori di Casamassima: “appare evidente il grave pregiudizio derivante ai consumatori da tale situazione laddove si consideri che la stessa determinerà la mancata collocazione sul mercato dei prodotti pugliesi e la conseguente impossibilità di poter acquistare gli stessi e, per contro, il più facile accesso di prodotti esteri (anche di paesi extracomunitari) che talora nulla possono garantire in termini proprio di eticità e/o qualità. In conclusione, come correttamente evidenziato e richiesto dalle associazioni di categoria, ferma restando la condivisa ratio dell’intervento legislativo, occorrerebbe quantomeno una proroga dell’applicazione della predetta norma e/o una alternativa soluzione al problema (presentazione della sola richiesta della certificazione, in attesa del ricevimento della stessa).”

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