08/01/2014 DECISIONE STORICA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA UE: I PRECARI ITALIANI HANNO DIRITTO ALLA STABILIZZAZIONE SE LA PA HA ABUSATO DI UNA SUCCESSIONE DI CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO

La Corte di Giustizia Europea (Ordinanza Papalia - causa C-50/13 e la sentenza Carratù - Causa C-361/12, entrambe del 12 dicembre scorso) ha dichiarato testualmente: l’illegittimità della legislazione italiana in materia di precariato pubblico, accertando che l’Italia e la normativa interna non riconoscono e non garantiscono ai lavoratori pubblici precari le tutele e le garanzie previste dal legislatore europeo”.

Nel provvedimento si legge che: “l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato (concluso il 18 marzo 1999, che figura in allegato alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999) dev’essere interpretato nel senso che esso osta ai provvedimenti previsti da una normativa nazionale, quale quella oggetto del procedimento principale, la quale, nell’ipotesi di utilizzo abusivo, da parte di un datore di lavoro pubblico, di una successione di contratti di lavoro a tempo determinato, preveda soltanto il diritto, per il lavoratore interessato, di ottenere il risarcimento del danno che egli reputi di aver sofferto a causa di ciò, restando esclusa qualsiasi trasformazione del rapporto di lavoro a tempo determinato in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, quando il diritto a detto risarcimento è subordinato all’obbligo, gravante su detto lavoratore, di fornire la prova di aver dovuto rinunciare a migliori opportunità di impiego, se detto obbligo ha come effetto di rendere praticamente impossibile o eccessivamente difficile l’esercizio, da parte del citato lavoratore, dei diritti conferiti dall’ordinamento dell’Unione”.

Adesso, secondo la Corte, spetta al Giudice del rinvio italiano:“valutare in che misura le disposizioni di diritto nazionale volte a sanzionare il ricorso abusivo, da parte della pubblica amministrazione, a una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato siano conformi a questi principi”. Pertanto, la via che si apre agli oltre 250.000 precari dipendenti della pubblica amministrazione, è quella di far accertare e dichiarare la violazione della Direttiva europea n.70 del 1999, con conseguente richiesta dell’obbligo di applicazione dei principi ivi contenuti (fra i quali, appunto, la trasformazione del lavoro da precario a stabile), invece di quelli previsti dall’attuale normativa italiana.

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